Spesso sottovalutato o del tutto sconosciuto, il virus del papilloma crea al cane fastidi che possono tramutarsi in pericoli reali. Nei casi più gravi si potrà intervenire chirurgicamente, anche se di norma la malattia scompare da sola, così come è comparsa. Regola da non trascurare è il controllo e l’attenzione ai sintomi.
Malattia più comune di quanto si pensi, quella del papilloma orale nei cani è causato dal virus del papillomavirus canino (COPV). Il cane affetto da tale malattia di norma presenta sulla lingua e soprattutto sulle labbra dei noduli più o meno piccoli, dal caratteristico colore bianco tendente sul grigiastro con tanto di protuberanze. Il nodulo a tutta prima ricorda un piccolo cavolfiore.
Neoplasie benigne, queste tendono rapidamente a riassorbirsi e scomparire in maniera autonoma, in un tempo che normalmente varia dai cinque ai sei mesi. Ciò non toglie che in alcuni, seppure rarissimi casi il papilloma si trasformi da benigno a maligno. E’ per questo che si consiglia di tenere sotto controllo il cane affetto da questa patologia onde evitare che il male degeneri.
La papillomatosi può presentarsi in tre possibili forme differenti:
• la forma orale (la più frequente);
• la forma oculare;
• la forma cutanea.
La malattia si riscontra con maggiore frequenza nei cani giovani; si stima che i cani più soggetti a papillomatosi siano quelli che ancora non abbiano raggiunto i tre anni di vita, ciò non toglie che anche un cane adulto o addirittura anziano possa riscontrare i chiari sintomi della patologia. La possibilità di contrarre il male in questi ultimi aumenta notevolmente se in contatto con cani giovani visto che si tratta sostanzialmente di un’infezione di natura virale, fortemente contagiosa.
Il contagio avviene molto rapidamente, e si dimostra sufficiente il contatto diretto fra i papillomi del cane ammalato con le mucose di quello sano che sono ancora più in pericolo nel caso in cui queste presentino delle piccole abrasioni o ferite anche superficiali. E’ proprio li che il virus avrà cura di inocularsi diffondendosi di li a breve.
D’altronde riscontrare immediatamente la malattia è davvero difficile dato che dopo il contagio questa resta in incubazione per un periodo discretamente lungo che può variare fra i 30 e 60 giorni. L’incubazione si dimostrerà più duratura nei cani con ottimo sistema immunitario, che alla fine è costretto a cedere. E’ ancora il sistema immunitario che consente un naturale riassorbimento dei papillomi. Nel caso in cui questo non avvenga e il sistema immunitario non reagisca positivamente, col passare del tempo non solo i papillomi non spariranno, ma aumenteranno in volume e numero.
Quando questi vengono contagiati anche alla lingua del cane, la difficoltà di alimentazione aumenta gradualmente.
La dimensione e il numero dei papillomi dipende esclusivamente dalla rapidità con la quale il proprietario si sia accorto della malattia ed abbia portato il fedele amico a quattro zampe dal veterinario.
Nei casi più fastidiosi e difficili il veterinario potrà intervenire o chirurgicamente o con diverse altre metodiche. Nel caso di papilloma di grandi dimensioni, facilmente raggiungibile e ben localizzato, ma soprattutto singolo è probabile che il veterinario proceda con applicazioni topiche: si opterà dunque per pomate, gocce o unguenti tutti a base di sostanze che disgregando la cheratina permettono una facile eliminazione del papilloma.
Diverso il caso di papillomi piccoli e numerosi, che pure con il trascorrere del tempo non hanno dato cenno di voler migliorare. In questo caso si dovrà optare per attacchi tramite chemioterapia sistemica e tramite farmaci antineoplastici, che manco a dirlo, sarà il medico veterinario a dover prescrivere.
Quest’ultima cura si dimostra consigliata comunque ai proprietari che dispongono di molto tempo da dedicare al proprio animale. In caso contrario la soluzione chirurgica si dimostrerà sicuramente quella ideale. In alcuni casi anche la crioterapia si è dimostrata efficace. Attraverso l’applicazione di piccole sonde sul papilloma le cellule della zona verranno congelate e il virus contenuto in esse eliminato. Sembra addirittura che questa tecnica stimoli il sistema immunitario dell’amico a quattro zampe rendendolo più forte per eventuali nuovi attacchi da parte del virus.