La Prima Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale dell’Umbria si è espressa sul ricorso presentato da un uomo contro la decisione della Questura di Perugia che aveva respinto la richiesta di rilasciare il porto di fucile per uso tiro a volo. I fatti sono presto detti. Secondo l’amministrazione, il no al porto d’armi era motivato col pericolo di abuso, visto che nel palazzo di questa persona convivevano il padre, condannato per minacce e destinatario di un uguale divieto di detenzione di armi.
Il ricorrente ha mostrato ai giudici tutte le cautele usate nel custodire le proprie armi, così da assicurare l’affidabilità. Il ricorso è stato accolto dal TAR umbro, visto che la revoca dell’autorizzazione può essere sostenuta da una serie di circostanze particolari, tra cui la convivenza con familiari che hanno dei precedenti penali.
Il titolare della licenza ha però dimostrato di aver predisposto un armadio blindato per custodire le sue armi, con chiavi di esclusiva disponibilità, tanto da convincere i giudici amministrativi che il padre dell’uomo non ha alcun accesso. La Questura aveva invece dedotto l’abuso delle armi dalla semplice convivenza, senza valutare questi altri dettagli. L’accoglimento del ricorso ha di fatto annullato il provvedimento impugnato.