Riportiamo di seguito la traduzione di un articolo recentemente pubblicato su Euractiv – la rete di media paneuropea specializzata nelle politiche dell’Unione europea – a firma dello European Shooting Sports Forum (ESSF), di cui ANPAM fa parte tramite IEACS e ne detiene il segretariato. L’articolo ha come oggetto la procedura di autorizzazione REACH per il piombo metallico proposta da ECHA e l’impatto che questa avrebbe per l’industria europea in generale, e in particolare quella delle munizioni. L’inclusione del piombo metallico nell’elenco di autorizzazioni REACH, come proposto dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), avrebbe un impatto negativo su molti settori strategici e catene del valore di successo in Europa, inclusa l’industria europea delle munizioni e le attività ad essa correlate.
Le conseguenze per l’industria e per la società sarebbero significative e, come vedrete, i potenziali impatti sull’ambiente e sulla salute umana non sarebbero controllati. L’ECHA ha recentemente incluso il piombo nella sua bozza di Raccomandazione per l’autorizzazione del REACH, un processo istituito per facilitare la sostituzione delle sostanze estremamente problematiche e, stabilire una data ultima per il suo attuale impiego. Il 2 febbraio 2022 è iniziato un periodo di consultazione pubblica di 90 giorni per raccogliere feedback sulla proposta di raccomandazione dell’ECHA e sulle possibili ricadute socioeconomiche di un eventuale assoggettamento del piombo metallico all’obbligo di autorizzazione REACH. Se adottato, il processo di autorizzazione avrebbe un impatto su una vasta gamma di settori. Infatti, un’ampia varietà di prodotti e processi si basa sul piombo metallico, che viene utilizzato ovunque, dalle batterie alla produzione aerospaziale e sanitaria, dal riciclaggio di metalli preziosi fino alle lavorazioni ad alte velocità e alle tecnologie di energia rinnovabile.
Queste industrie sono essenziali per la società, l’economia e il raggiungimento degli obiettivi politici dell’UE, tra cui la strategia industriale europea, il Green Deal europeo e il piano d’azione dell’UE per l’economia circolare. Sebbene il piombo nell’industria delle munizioni rappresenti solo il 4% del consumo totale di piombo nell’UE, la sua inclusione nell’elenco delle autorizzazioni avrebbe ripercussioni non solo per l’industria delle munizioni e le sue attività collegate, ma anche per gli utilizzatori di munizioni (ad esempio cacciatori e tiratori sportivi), che stanno già affrontando un divieto quasi totale delle munizioni a base di piombo, come proposto in un’altra procedura di “restrizione” dell’ECHA. Uno studio recente ha dimostrato che 1 cacciatore su 4 smetterà completamente di cacciare qualora il divieto quasi totale delle munizioni a base di piombo diventasse realtà, e almeno il 30% di loro andrebbe a caccia meno frequentemente.
Inoltre, ci sarebbe una grave perdita economica di almeno 5,7 miliardi di euro a causa della ridotta attività venatoria. Secondo la raccomandazione dell’ECHA, questo nuovo sviluppo normativo non sembra essere né proporzionato, né del tutto efficace nel ridurre i rischi per la salute umana e l’ambiente considerando il lavoro della procedura parallela di “restrizione” sul piombo nelle munizioni e regole esistenti. Difatti, l’UE dispone già di uno specifico quadro normativo per il piombo progettato per gestire tali potenziali rischi. La produzione industriale, l’uso e il riciclaggio del piombo avvengono in sicurezza, in condizioni altamente regolamentate intese a ridurre l’esposizione, proteggere i lavoratori e controllare le emissioni ambientali in strutture che operano in base a severi requisiti normativi e alle migliori pratiche a livello di settore.
A conferma, le emissioni derivanti dagli usi industriali del piombo nell’UE sono diminuite nel recente passato: l’inquinamento atmosferico da piombo è diminuito dell’88% e le emissioni nell’acqua sono diminuite dell’80% tra il 2007 e il 2020. La maggior parte delle emissioni di piombo nell’UE sono attualmente causate da attività che non rientrano nell’ambito dell’autorizzazione REACH per il piombo metallico, come ad esempio le centrali termiche, dalla ghisa, produzione di acciaio e gestione dei rifiuti. Particolare attenzione merita il tema della gestione dei rifiuti, in quanto il piombo gioca un ruolo fondamentale nella riduzione degli impatti ambientali. Anche per i pochissimi usi in cui l’esposizione o le emissioni al piombo possono rappresentare un rischio per la salute umana e l’ambiente, ci sono misure restrittive già in atto o sono oggetto di revisione attiva.
Queste includono l’attuale regolamento REACH sull’utilizzo dei pallini di piombo nelle zone umide, o la recente proposta di “restrizione” sul piombo nelle munizioni (e nell’attrezzatura da pesca), che sarebbe più appropriata per valutare e potenzialmente ridurre le emissioni di piombo rispetto a una inclusione del piombo metallico nell’elenco delle sostanze soggette a autorizzazione. In conclusione, la procedura di autorizzazione REACH sembra, in questo caso specifico, essere un esempio di azione normativa che potrebbe apportare pochissimi nuovi benefici in maniera proporzionata. Piuttosto, creerebbe una buona dose di incertezza per molti settori economici, riducendo al contempo gli investimenti e la competitività in Europa e aprendo potenzialmente la porta a concorrenti non UE, come la Russia e la Cina. Inoltre, questa iniziativa arriva in un momento in cui c’è una mentalità diversa nei confronti della sicurezza europea, in cui le munizioni saranno più richieste al di fuori degli usi della caccia e del tiro sportivo. Inoltre, per il settore delle munizioni, l’inclusione del piombo metallico nell’allegato XIV del REACH si tradurrebbe in un ingiustificato regime di doppia regolamentazione di “autorizzazione” e “restrizione”, ponendo molti interrogativi sul pensiero comune delle istituzioni dell’UE.
Inoltre, basti considerare che le munizioni sono considerate un “articolo” ai sensi del Regolamento REACH e che gli schemi di autorizzazione non si applicano alle sostanze contenute negli articoli. Questo di fatto ne consente l’immissione sul mercato nell’Unione Europea (proveniente da mercati extra UE), ma non la sua produzione nel SEE. Ciò significa che, nel caso delle munizioni al piombo, queste continuerebbero a comportare rischi per la salute e l’ambiente in quanto potrebbero essere ancora utilizzate, mentre i produttori SEE risulterebbero svantaggiati perché i loro prodotti sarebbero soggetti a requisiti più severi rispetto alle merci provenienti da altre parti.
Cosa è lo European Shooting Sports Forum (ESSF)
La European Shooting Sports Forum (ESSF) è una piattaforma informale in cui i rappresentanti degli organismi internazionali attivi a livello europeo nei settori del tiro sportivo, della caccia, della raccolta di armi da fuoco, del commercio e dell’industria mantengono un dialogo aperto su questioni di interesse comune, in particolare aspetti ambientali, legali, politici e socioeconomici di tali attività.
L’ESSF è composto dalla Association Européenne de Commerce d’Armes civiles (AECAC), dalla Association des Fabricants européens de Munitions de Sport (AFEMS), dalla European Shooting Sports Council (ESSC), dalla Association of European Manufacturers of Sporting Firearms (ESFAM), dalla Federation of Associations for Hunting and Conservation of the EU (FACE), dala Foundation for European Societies of Arms Collectors (FESAC) e dall’Institut Européen des Armes de Chasse et de Sport (IEACS). Questi settori danno lavoro a più di 600.000 persone in Europa per un fatturato annuo di circa 40 miliardi di euro, se si includono i ricavi generati dalle attività di caccia e tiro. Complessivamente, sono rappresentati dall’ESSF 14.000 rivenditori, 300.000 collezionisti e oltre 10 milioni di cacciatori e tiratori sportivi in Europa.