Libera Caccia, ANUUMigratoristi, Arci Caccia, Enlcaccia, EPS, Federcaccia, Italcaccia e Comitato Nazionale Caccia e Natura hanno formato in questi giorni una vera e propria cabina di regia del mondo venatorio in vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo. L’obiettivo è quello di correggere la visione della caccia, in modo che la stessa politica non si sottragga ai propri doveri. Le associazioni hanno ricorsato i valori imprescindibili affinchè si realizzi l’economia “verde”, vale a dire ambiente, agricoltura e paesaggio, senza dimenticare che l’Italia si riconosce anche dal valore che viene dato alla fauna selvatica, proprietà indisponibile dello Stato.
I veri nemici della natura sono la cementificazione, l’abusivismo e la speculazione, oltre all’inquinamento e al dissesto idrogeologico. Le associazioni hanno ricordato come le specie selvatiche siano conservate grazie agli agricoltori e a una gestione responsabile della caccia, la quale può contribuire ad arricchire questi valori con un ruolo riconosciuto in Europa e nel mondo, a patto che sia liberata dalla burocrazia e dall’ipocrisia. La distorsione della realtà e la manipolazione animalista integralista (il cui unico obiettivo è quello di contrastare la caccia) non sono un segno di civiltà, ma un problema grave per il paese.
Studi recenti hanno mostrato come sia superiore allo 0,5% del prodotto interno lordo l’economia produttiva diretta che ruota attorno alla gestione faunistica, un settore capace di creare posti di lavoro. La caccia è tradizione e cultura, mentre i cacciatori sono fortemente radicati in tutto il territorio, impegnati da sempre a valoirizzare il territorio a caccia programmata. La richiesta al futuro governo italiano è quella di ripristinare le condizioni di pari diritto di ascolto e confronto delle associazioni venatorie, senza accettare gli atteggiamenti integralisti.