Carne da tutelare
Il mondo venatorio bellunese punta a valorizzare la filiera della carne di selvaggina. Il tema è stato all’ordine del giorno di un incontro nei giorni scorsi della vice presidente della Provincia (delega a caccia e pesca) con le riserve e i distretti venatori bellunesi.
Centro di lavorazione
«L’obiettivo finale è arrivare a creare i presupposti per commercializzare carne di selvaggina bellunese, con un marchio unico che possa valorizzare l’intero territorio» spiega la vice presidente, Silvia Calligaro. «Per questo, è iniziato un confronto produttivo per capire le esigenze delle riserve e dei distretti venatori. L’idea potrebbe essere quella di creare centri per la raccolta delle carni in ogni riserva, e un centro di lavorazione per ogni vallata, in numero non superiore a 6-7 a livello provinciale. Questo è un modo pratico per valorizzare il grande impegno dei cacciatori e contemporaneamente un prodotto di grande eccellenza quale è la carne di selvaggina degli ungulati della montagna bellunese».
Censimenti faunistici
Oltre al tema filiera della carne, l’incontro ha messo sotto la lente anche il regolamento sull’addestramento e le gare cinofile, con la Provincia che ha recepito la nuova normativa regionale e avviato la fase istruttoria per la creazione di zone adibite all’addestramento cani in relazione al nuovo piano faunistico. Infine, sguardo sull’implementazione dei censimenti faunistici, effettuati dalle riserve alpine di caccia in stretta collaborazione con il Corpo di Polizia Provinciale. «Censimenti che verranno migliorati con l’applicazione delle nuove tecnologie – sottolinea la vice presidente Calligaro -. Abbiamo già introdotto l’uso delle fototrappole, ma ora sono state codificate anche altre novità, tra cui nuovi punti di osservazione e l’utilizzo delle cosiddette “aree campione”» (fonte: Provincia di Belluno).