La Caccia al Cinghiale cela sapori antichi che si perdono nelle notti dei tempi, cosi come le tradizioni e regole non scritte tramandate da generazioni nelle vene dei cacciatori che praticano questa emozionante caccia alla scova di sua Maestà, Il Cinghiale.
I cani abbaiano in lontananza, sono ancora molto lontani in effetti e non riesco ancora a capire se vengono nella mia direzione. Dovrò attendere ancora un po’ scrutando i cespugli e gli alberi intorno a me sperando di percepire un rumore, un movimento e finalmente quella macchia nera stagliata nel verde, un cinghiale. Mi sento un po’ nervoso in effetti, sarà l’emozione visto che è la mia prima battuta di caccia al cinghiale; per anni ho desiderato partecipare e finalmente mi è capitata l’occasione di far parte di una squadra di caccia al cinghiale. Devo ringraziare Antonio, un amico cacciatore che tante volte mi aveva raccontato delle battute di caccia a cui aveva partecipato con la squadra di cui fa parte; la settimana scorsa Antonio mi ha chiamato per invitarmi a partecipare avvisandomi che per la battuta di oggi sarebbe mancato uno dei cacciatori e quindi si sarebbe liberato un posto per me.
Dopo la levataccia di stamattina alle quattro con Antonio ci siamo radunati, insieme al resto della squadra, al bar per la consueta colazione e poi via tutti verso la zona di caccia; non ci siamo spostati molto, siamo sul Montalbino, praticamente la montagna dietro casa mia che da piccolo vedevo come un gigante seduto a proteggere la città. Ho sempre sentito storie di questi boschi a pochi chilometri da casa mia, mio nonno mi raccontava di una vasca di raccolta delle acque provenienti da una sorgente che sgorga direttamente dalla pietra che diviene spesso abbeveratoio per gli animali selvatici che popolano la montagna. Ora mi ritrovo molto al di sopra di quella vasca; dopo aver parcheggiato le auto nello spiazzo poco più su del vecchio monastero, ora Santuario, di Santa Maria del Monte Albino abbiamo cominciato a scarpinare su per la montagna seguendo i vecchi sentieri che tagliano il bosco che la ricopre per salire sempre più su verso il crinale dove dovrebbe essere più facile trovare i cinghiali.
I canai ovviamente sono saliti ancora più in alto quasi al crinale della montagna da dove si scorge l’altro versante, quello di Tramonti che degrada verso il mare, verso la Costiera Amalfitana; deve essere uno spettacolo straordinario da lassù ma oggi il mio compito è stare più a valle. Mi sono posizionato alla posta che mi è stata assegnata, sono vicino ad Antonio visto che sono nuovo sia della squadra che di questo tipo di caccia; in questo modo se ho bisogno di aiuto lui può darmi una mano.
Per la mia prima giornata al cinghiale devo dire che è capitata proprio una bella giornata, il cielo è terso e l’aria è fresca ma gradevole nonostante siamo a dicembre; forse sarà per la scarpinata fatta per arrivare fino a quassù. Mi giro un po’ intorno per sgranchirmi le gambe poi mi rivolgo verso la cima della montagna in direzione dell’abbaio dei cani che si fanno sempre più vicini; avranno fiutato qualche animale, speriamo che lo spingano dalla mia parte. Sento i cani sempre più vicini e comincio a guardarmi intorno scrutando meglio tra gli alberi; il bosco quassù è composto per la maggioranza da roverelle, lecci, castagni e qualche faggio con i tronchi non molto vicini tra loro lasciando quindi una visuale abbastanza libera per un eventuale tiro. I raggi di sole penetrano tra le cime degli alberi e nell’aria si sente un piacevole profumo di rosmarino selvatico; mi accorgo che il terreno alla base degli alberi è ricoperto da queste piante anche molto alte in alcune zone meno battute.
I cani sono vicinissimi, comincio a innervosirmi. Do un occhiata alla mia carabina Benelli Argo Endurance calibro 30-06 per controllare che sia carica e funzioni bene; l’avevo presa qualche mese fa sperando di poterla usare presto sul cinghiale e finalmente mi è capitata l’occasione giusta. Di nuovo uno sguardo agli alberi intorno a me, ho avuto l’impressione che qualcosa si muovesse ma forse è stata solo una mia suggestione dovuta alla tensione. Do uno sguardo dalla parte del mio amico Antonio, da qui riesco a scorgerlo grazie al giubbetto arancione ad alta visibilità ma non riesco a capire se ha scorto qualcosa. Speriamo che il cinghiale non abbia tutta questa visibilità e si accorga di me solo alla fine.
Improvvisamente un rumore tra i cespugli in lontananza. Forse non mi ero sbagliato, qualcosa sembra muoversi davvero. Imbraccio la carabina in posizione di puntamento per sicurezza e comincio a scrutare tra gli alberi. Improvvisamente dai cespugli davanti a me, a circa trenta metri tra un gruppo di castagni, vedo sbucare una grossa macchia nera che trotterella proprio nella mia direzione: è lui, il cinghiale.
Per un attimo mi trovo spiazzato, nonostante lo sperassi non avrei mai immaginato che potesse venire da questa parte. Ad un tratto si ferma a venti metri dinanzi a me, sembra indeciso, forse ha avvertito la mia presenza. Non mi capiterà mai più un occasione simile. Cerco di lasciare da parte l’emozione e posiziono il punto rosso della mia carabina proprio sulla schiena del cinghiale; un bel respiro profondo e tiro il grilletto.
Il rumore dello sparo si diffonde per la vallata misto al grido del cinghiale che fugge terrorizzato proprio in direzione di Antonio; sono ancora in puntamento, non so se l’ho colpito e provo a fare subito fuoco ancora una volta ma a quanto pare non ho mirato bene e il cinghiale continua a correre fino a che lo perdo di vista tra gli alberi. Mi viene spontaneo gridare al mio amico, “Antò stà arrivann nda’tte!” e pochi secondi dopo sento un altro sparo che sembra provenire proprio dalla posta di Antonio; speriamo che almeno lui l’abbia preso.
A quanto pare non mi sbagliavo, sento Antonio che grida “Preso!” facendo capire chiaramente di aver abbattuto il cinghiale, poi da la notizia tramite la radiolina agli altri della squadra che non si sprecano in complimenti e battute. E’ già quasi mezzogiorno e il capocaccia dichiara ufficialmente terminata la battuta. Mi avvicino ad Antonio per complimentarmi con lui, dopo un po’ arrivano anche gli altri a dare una mano per recuperare l’animale abbattuto e portarlo giù alle macchine; è un bell’esemplare da almeno 100 kg.
Per essere la mia prima battuta di caccia al cinghiale non posso lamentarmi visto che ho quasi abbattuto un verro da cento chili; dico quasi perché il mio primo colpo non era proprio andato a vuoto come credevo: esaminando bene la carcassa infatti ho potuto notare che le ferite erano due mentre Antonio ha sparato soltanto un colpo.
Per questa volta penso proprio di potermi accontentare quindi recuperiamo alla svelta l’animale poi tutti a pranzo e a festeggiare.