Tutela del settore suinicolo
Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, è intervenuto al Question Time alla Camera dei Deputati rispondendo fra le altre a una interrogazione in merito alle iniziative per la tutela del comparto suinicolo italiano in relazione alla diffusione della peste suina africana.
Una vera e propria pandemia
Questo il testo del suo intervento: “Questa interrogazione ci permette ulteriormente di parlare della peste suina africana, una vera e propria pandemia che non riguarda evidentemente solo l’Italia, riguarda gran parte del nostro continente e riguarda gran parte del continente asiatico, al quale lei faceva riferimento. Finora siamo riusciti in alcune nazioni a spiegare ancora meglio perché si dovesse riaprire l’export almeno di alcuni prodotti di derivazione suina, parlo del Giappone, per esempio, sul prosciutto cotto ci sono resistenze rispetto ad altro. Va proprio cambiata l’impostazione. Riassumendo, però, quello che è accaduto in questi anni. Abbiamo avuto con la verifica di casi presenti non sul territorio nazionale, perché come sapete, la Sardegna è stata sottoposta a chiusura per ben 40 anni e solo nel 2023 si è riuscita a riaprire l’export da quella importante Regione. È stato nominato nel 2022 un primo Commissario. Purtroppo gli effetti delle strategie messe in campo allora dal Ministero della Salute con Roberto Speranza“.
Azioni di salvaguardia
Lollobrigida ha aggiunto: “Tuttavia, devo precisare che gli aspetti richiamati nell’interrogazione attengono a competenze proprie del Ministero della salute. Non è necessario sottolineare che la competenza alle azioni di salvaguardia della salute pubblica, sia umana che animale, spettano al Ministero della Salute e anche in quel caso si nominò un commissario. I provvedimenti adottati non furono sufficienti ad eradicare la zoonosi. Per questo motivo, alla scadenza del mandato del primo Commissario, abbiamo provveduto come Governo alla nomina di un nuovo Commissario, il dottor Caputo, che ha operato su due fronti: ha imposto elevati standard di biosicurezza alle imprese e proceduto a continui controlli sanitari, a salvaguardia del patrimonio suinicolo nazionale e del relativo settore produttivo. Dal punto di vista dell’impegno invece della gestione del primo vettore della peste suina africana, che sono i cinghiali, fin dall’inizio dalla prima legge di stabilità scegliemmo diciamo di impattare rispetto a una visione iper ambientalista che impediva di constatare su base scientifica che la presenza dei cinghiali in Italia supera di sette volte la media europea. E che quindi era insostenibile dal punto di vista della gestione ordinaria all’interno di un ecosistema complesso. A oggi noi abbiamo aperto un tavolo di carattere internazionale con la Francia di scambio di informazioni, chiesto all’Unione Europea di non considerare la peste suina un problema di una o dell’altra Nazione, magari anche per avvantaggiare l’export di qualcuna delle nazioni europee a danno di altri, ma di lavorare in termini di solidarietà generale nell’affrontare questo tema così come è avvenuto nella pandemia di Covid“.
Sostegno per la biosicurezza
Prosegue il ministro: “Abbiamo comunque come Ministero avuto l’occasione e la possibilità di rafforzare la struttura ministeriale con 3 milioni e mezzo di dotazione per sostenere l’azione delle Regioni, che fanno la gran parte dell’azione sia di depopolamento sia dell’azione di sostegno per la biosicurezza. Abbiamo stanziato fondi per aiutare le Regioni non le vogliamo lasciare sole anzi vogliamo lavorare in termini corali come abbiamo fatto fino adesso: 15 milioni per questi interventi e 25 milioni in favore delle aziende suinicole danneggiate perché ovviamente desertificare il sistema non avrebbe per noi alcun senso. Abbiamo nominato tre Sub Commissari uno a coordinare le forze militari perché abbiamo chiesto l’intervento dell’esercito per coadiuvare le Regioni nell’azione di abbattimento. Abbiamo incaricato come vice commissario il dottor Filippini che è stato il responsabile delle eradicazione dalla Sardegna della peste suina africana, quindi lo consideriamo un esperto di carattere indiscusso e il dottor Chiari che è il Direttore dell’istituto zooprofilattico sperimentale (IZS) della Sardegna. Abbiamo avuto la possibilità insieme a loro di implementare non solo le risorse ma un’azione che però chiudo su questo per quello che ci interessa e che lei ha sottolineato garantisca e le di evitare il blocco dell’export, un danno inimmaginabile e in termini economici. E abbiamo aperto un tavolo con la DG SANTE in Europa perché va cambiato proprio l’approccio noi dobbiamo a nostro avviso e quello che stiamo proponendo ragionare sulla biosicurezza degli impianti non su interventi generalizzati in alcune aree solo per la presenza di un animale infetto chiudono all’export o addirittura costringono ad abbattimenti di migliaia e migliaia di suini. Quindi il lavoro che stiamo provando a fare è convincere l’Europa a permettere regolamenti di che diano garanzia dei prodotti esportati rispetto alla sicurezza animale perché come sapete la PSA non tocca gli esseri umani“. (Fonte MASAF)