Il Consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare nel corso della serata di ieri, giovedì 31 gennaio 2019, le disposizioni in materia di caccia contenute nella legge della Regione Lombardia che ha rivisto e semplificato la normativa lo scorso anno. L’impugnazione di fronte alla Corte Costituzionale è arrivata su proposta del Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie. Inoltre, il Governo ritiene che questi provvedimenti venatori vadano oltre la competenza esclusiva dello Stato per quel che riguarda la tutela dell’ambiente.
Le illegittimità sono state riscontrate in seguito all’esposto della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), Lega per l’Abolizione della Caccia (LAC), Lega Anti Vivisezione (LAV), WWF ed Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA). Le norme contestate sono quelle sull’annotazione non immediata del capo abbattuto sul tesserino venatorio, le distanze che i cacciatori da appostamento devono rispettare da luoghi di lavoro e fabbricati rurali, l’esclusività delle opzioni di caccia da appostamento fisso con richiami vivi o in forma vagante, e la misurazione delle distanze di sicurezza degli appostamenti dai fabbricati a prescindere dal terreno.
Secondo la LAC, la pratica di alcune regioni, tra cui la Lombardia, sarebbe scandalosa, visto che le disposizioni approvate sarebbero già riconosciute come illegittime. A questo punto non si può che attendere una risposta della Regione per risolvere l’intricata situazione legislativa.