Farà sicuramente discutere l’ultima decisione del Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia. I giudici sono stati chiamati ad esaminare il ricorso presentato da un uomo contro la Prefettura di Agrigento per il mancato rinnovo della licenza di caccia. Il no era stato motivato col fatto che il figlio di questa persona era stato condannato per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti.
Tra i motivi del ricorso figura l’eccesso di potere per l’errata interpretazione dei fatti, oltre al difetto di istruttoria e alla illogicità, visto che la condanna è stata unica e si riferisce a un episodio del 1991. Inoltre, il figlio del ricorrente ha affrontato un periodo di recupero per superare la tossicodipendenza. Ultimo, ma non meno importante dettaglio è quello della fine della convivenza tra i due nel 2002.
Per il TAR siciliano tutti questi motivi sono infondati. Lo spaccio di droga da parte del figlio, quindi, giustificherebbe il mancato rinnovo della licenza e della detenzione delle armi, visto che il cacciatore deve assicurare la sua affidabilità e quella delle persone con cui ha relazioni familiari e personali. Lo stesso figlio, poi, avrebbe mantenuto frequentazioni con gente legata agli ambienti della tossicodipendenza, vanificando la riabilitazione. Il ricorso è stato pertanto dichiarato irricevibile e respinto.