La prima sezione del Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia si è espressa sul ricorso presentato da un uomo a cui la Questura di Agrigento aveva negato il rilascio della licenza di porto di fucile per uso tiro a volo. Il motivo è presto detto: il figlio di questa persona è stato condannato nel 2007 per percosse, ingiurie e minacce e secondo la Questura il vincolo di parentela non può escludere che possa abusare delle armi del genitore, anche se i due non sono conviventi.
Per il rilascio della licenza serve anche la massima trasparenza dell’ambiente familiare per garantire la sicurezza pubblica e le autorizzazioni di polizia possono essere negate in caso di mancata prova della buona condotta. Il no della Questura si è basato sulla possibile frequentazione della casa del titolare da parte del figlio, ma i giudici amministrativi non hanno ritenuto questi motivi validi per il diniego.
Il semplice rapporto di parentela con una persona pregiudicata, ma non convivente non è sufficiente a concretizzare l’abuso delle armi. Perciò il ricorso è stato accolto, con il conseguente annullamento del provvedimento impugnato. L’amministrazione è stata condannata inoltre a pagare le spese di lite in favore del ricorrente, per la precisione mille euro.