Il Tribunale Amministrativo Regionale di Salerno ha fatto tornare attuale la discussione relativa alla mancanza di motivazioni quando si impone il divieto di detenzione delle armi. Questo stesso divieto è viziato se non si motiva il collegamento tra i reati commessi e l’inaffidabilità di chi possiede le armi. I reati in questione sono quelli che non hanno a che fare con l’utilizzo di fucili e pistole.
Il TAR campano ha spiegato come ci siano dei vizi nel divieto in caso di motivazione “povera”, quindi nel momento in cui non si spiega la correlazione tra aggressività, violenza e inaffidabilità e i reati compiuti. Il caso esaminato è stato quello di un uomo che non aveva ottenuto il nullaosta per detenere cinque fucili e alcune cartucce in casa in seguito alla morte del padre.
Il ricorso al tribunale amministrativo è andato positivamente, visto che i giudici non hanno individuato il possibile rischio di un abuso delle armi. I reati commessi prima del divieto riguardavano lo spaccio di sostanze psicotrope (come l’LSD) e il porto di arma bianca. L’uomo ha mostrato una condotta morale e civile adeguata. In poche parole, le responsabilità penali non sono state considerate attuali, visto che nel frattempo è intervenuta la riabilitazione e la condotta prevalente del soggetto è stata buona.