Nel corso della giornata di ieri, lunedì 3 settembre 2018, il Consiglio dei Ministri ha impugnato la legge regionale della Puglia che era stata approvata lo scorso 29 giugno. Si tratta delle norme per la prevenzione, il contenimento e l’indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica, con tanto di precisazioni sullo smaltimento degli animali da allevamento che sono stati predati. Che cos’ha che non va questo testo?
Il CdM ha preso questa decisione a causa del contrasto di alcune disposizioni con quanto stabilito dalle norme statali in materia. In poche parole, la legge pugliese sul controllo faunistico ha invaso la competenza esclusiva dello Stato in merito alla tutela ambientale. Un’altra violazione contestata è quella dell’articolo 117 della Costituzione. In base a quanto è stato comunicato, è stato trascurato il carattere selettivo delle attività di controllo, senza dimenticare i metodi ecologici che dovrebbero essere prioritari rispetto agli abbattimenti degli animali.
Il Consiglio dei Ministri ha anche sottolineato il fatto che non sia stato preso in considerazione il parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Il CdM ha “accusato” la Regione Puglia di aver assunto determinati poteri di controllo sulle varie specie coinvolte. Bisognerà ora capire quale sarà la reazione dell’ente locale dopo questa impugnativa.