A dire la verità, comunque, la negazione della licenza durerà fino a quando il conto del cacciatore rimarrà nell’attuale condizione. I creditori hanno preso di mira questo cacciatore negli ultimi anni: le pretese hanno riguardato un debito da 30mila euro che non è stato completamente estinto. L’uomo è stato minacciato, come anche la sua famiglia. Secondo la relazione dei Carabinieri, inoltre, non avrebbe una buona reputazione tra la comunità.
Il TAR ha considerato tutti questi fatti, come anche le denunce per calunnia e insolvenza fraudolenta nei confronti dell’imputato. Le difficoltà economiche sono state ritenute valide per la mancata autorizzazione, in quanto l’uomo non è considerato in grado di usare in maniera corretta e responsabile le armi. Due settimane fa CONARMI, ANPAM e Assoarmieri si erano occupate proprio del rilascio e del rinnovo del porto d’armi.