“L’attività venatoria in Calabria: quale futuro?”. Il titolo scelto dalla sezione provinciale di Cosenza della Federcaccia per il dibattito del prossimo 12 gennaio è chiaro come non mai e andrà ad approfondire tematiche molto delicate riguardo alla caccia nella regione meridionale. L’appuntamento è previsto fra tre giorni al Piccolo Teatro di Castiglione Cosentino (Cosenza) e comincerà alle 16. Tra gli argomenti principali figura soprattutto il delicato passaggio delle competenze venatorie dalle singole amministrazioni provinciali alla giunta della Regione Calabria, una novità che rischia di provocare un vuoto normativo molto pericoloso per il regolare esercizio della caccia.
Non mancheranno poi gli interventi sul rinnovo dei regolamenti per la caccia al cinghiale, alla lepre e alla volpe, senza dimenticare l’istituzione delle zone di ripopolamento e cattura della selvaggina, oltre all’inizio dei corsi di formazione delle guardie venatorie, figure sempre più importanti per la vigilanza del territorio. Piuttosto lungo è anche l’elenco delle personalità che parleranno nel corso del dibattito.
Si tratta di Domenico Bevacqua, Mauro D’Acri, Giuseppe Graziano e Franco Sergio, consiglieri della Regione Calabria, il capo di gabinetto Gaetano Pignanelli, il coordinatore dello staff Franco Iacucci, il numero uno provinciale di Federcaccia Francesco Antonio Greco e i presidenti degli Ambiti Territoriali di Caccia Saverio Bloise, Tullio Capalbo e Marcello Canonaco. Il dibattito verrà poi concluso da Gennaro Giuffrè, presidente regionale della Federcaccia.
Il tavolo sarà ricco di argomentazioni importanti e cruciali per i cacciatori calabresi, una serie di questioni che non hanno ancora trovato una soluzione valida. In particolare, è stata la cosiddetta Legge Delrio (Legge 56 del 2014) a ridisegnare i confini e le competenze delle amministrazioni locali, spostando le funzioni delle province alle regioni. Una di queste funzioni è proprio quella che riguarda la regolamentazione dei settori della caccia e della pesca. L’obiettivo da raggiungere in tempi brevi è quello di cambiare la Legge Regionale 9 del 17 maggio 1996.
Si sta parlando delle norme per la tutela e la gestione della fauna selvatica e l’organizzazione del territorio ai fini della disciplina programmata dell’esercizio venatorio, in poche parole la legge che disciplina la caccia calabrese. Uno dei tanti problemi che è stato finora affrontato in maniera troppo semplicistica è quello della presenza del cinghiale, in particolare nel territorio vibonese: le ripercussioni negative sulle attività agricole della zona sono state evidenti, ma la gestione venatoria è stata spesso incentrata sull’improvvisazione e sui ripopolamenti e le immissioni spesso abusive (quindi non facilmente controllabili) di questi animali.