Affascinante ed antica come l’uomo, l’attitudine alle migrazioni è ancora oggi di una specie notevole di animali. Capo fila sono gli uccelli, che dimostrano una misteriosa capacità di navigazione e orientamento che ancora gli scienziati non si sanno spiegare a pieno.
Tendenza istintiva antica come il mondo e come le stagioni, quella delle migrazioni è attitudine tutta animale che ben si adatta al mondo dei volatili, per quanto non di rado si sia potuta associare anche alle comunità umane. La logica di base è sempre la stessa: ci si sposta da un luogo x verso un luogo y per cambiamenti climatici e per la carenza di cibo.
Quando parliamo di uccelli però oltre a questi elementi davvero importanti, non si può nemmeno dimenticare il meraviglioso e preciso istinto che li muove aiutandoli nella navigazione e soprattutto nell’orientamento.
Per avere dati aggiuntivi su queste capacità innate di tutti gli uccelli sono stati condotti numerosi studi scientifici e ricerche ornitologiche, che grazie all’osservazione e all’inanellamento delle specie oggetto di studi, stanno dando risposte davvero interessanti.
In linea di massima si può affermare che probabilmente le migrazioni di volatili, cominciate fin dalla preistoria, quando non mancavano le alternanze stagionali, siano causate principalmente dalla durata delle giornate e dunque dal fotoperiodismo.
Quando, per intenderci, le ore di luce si riducono si verifica biologicamente anche regresso dello sviluppo di particolari ghiandole degli uccelli che ne determinano l’aggressività e l’intolleranza e che consentono dunque l’aggregazione in gruppi necessaria per la partenza.
Medesime condizioni dovrebbero stimolare il viaggio di ritorno e l’abbandono dei luoghi di svernamento, diretti verso i luoghi di nidificazione.
Se il viaggio di andata è comunemente detto post nuziale o di passo, quello di rientro è piuttosto conosciuto come volo di ripasso e prenuziale.
In linea di massima, quando si parla di migrazioni da parte di volatili, ci si può riferire ad una migrazione diurna o notturna.
Studi molto affascinanti sulla migrazione diurna vennero condotti nei prima anni cinquanta da Gustav Kramer, che posizionando uccelli soggetti a migrazione stagionale, all’interno di ampie gabbie, notò che questi tentavano lo spostamento, durante il periodo migratorio, con riferimento al sole.
Durante le giornate nuvolose invece i volatili si spostavano caoticamente, senza una direzione precisa.
Alterando la posizione del sole, con un gioco di specchi, Kramer potè notare che gli uccelli seguivano la direzione del sole, seppure manomessa.
Gli studi resero chiaro che, pur non osservando direttamente il sole, gli uccelli soggetti a migrazione diurna, si affidano alla direzione della luce solare che da corrette informazioni di volo.
Ovviamente in condizioni naturali gli stormi potranno affidarsi non solo al sole, ma a riferimenti di vario genere: primi fra tutti quelli di carattere topografico.
Kramer scoprì di più! Gli uccelli sono dotati di un “orologio” e ritmo biologico che li guida, lungo 24 ore che ben si connette alla rotazione solare e naturalmente alla foto periodicità.
Ancora oggi purtroppo non abbiamo un’idea precisa e confermata di come gli uccelli riescano ad utilizzare questa bussola solare, che oramai è indubbio possiedano.
Resta ancora da scoprire come e perché alcune specie siano in grado di spostarsi agevolmente con la nebbia o magari con le nuvole. Secondo alcuni in questo caso entrerebbe in ballo la navigazione acustica.
Altra tipologia di migrazione è quella detta notturna, per altro quella maggiormente praticata dai volatili che pur dimostrandosi attivi di giorno, preferiscono la notte per “viaggiare”.
Per quanto esistano pochi studi scientifici che diano spiegazione alla migrazione notturna, le teorie e gli esperimenti certo non mancano.
Si suppone ad esempio che molti uccelli preferiscano immagazzinare durante la giornata energia, attraverso il nutrimento, e volare per un intera notte.
Secondo altre teorie, esattamente come il sole influenzerebbe i migratori diurni, stesso ruolo avrebbe la luna con quello notturni, eppure la teoria fu molto presto screditata da Drost e da Kramer.
Griffin però, sul finire degli anni sessanta dimostrò durante la sua sperimentazione, che germani reali, marzaiole americane, codoni e oche canadesi trovavano immediatamente la strada giusta solo durante nottate di luna limpida, prive di nubi. Si poterono invece riscontrare situazioni di disorientamento e panico in caso di volatili notturni liberanti in nottate nuvolose. Eppure il dubbio rimane: per orientarsi i migratori notturni usano la luna o le stelle?
E non si trova nemmeno spiegazione alla capacità dei migratori notturni, di volare fra le fitte nubi e nebbia senza perdere la direzione. Un aiuto potrebbe arrivare loro dai rumori che percepiscono durante il viaggio, ma si tratta ancora di teorie non dimostrate.
Quel che pare chiaro è che durante la migrazione entrano in gioco diverse componenti. Prima di tutto quella istintiva, dato che la migrazione è innata, ereditaria, e comune a tutti gli animali. La migrazione è inoltre familiare dato che di norma i giovani migrano in compagnia di soggetti adulti ed esperti.
Inoltre la migrazione avviene per imitazione e grazie alla memoria e all’esperienza.
I gruppi più giovani imparano per imitazione i movimenti familiari, affidandosi anche e soprattutto, in caso di necessità, alla componente ereditaria. La memoria è inoltre un fattore di notevole importanza per la capacità di orientamento degli uccelli migratori. Pare che siano capaci di registrare mentalmente, caratteristiche ambientali e rumori locali, che li aiutino a non perdere la rotta. Basti pensare che il rumore di uno sparo di fucile, determina un innalzamento della quota di volo o addirittura una modifica nella rotta.