Le sezioni regionali del Veneto e del Friuli di Enalcaccia, Federcaccia e Arci Caccia hanno preso le distanze dai bracconieri dopo l’intervento degli agenti del NOAVA che hanno individuato una banda che abbatteva camosci, cervi e caprioli in Friuli Venezia Giulia per poi macellare e vendere la carne proprio in territorio veneto. Secondo le tre associazioni venatorie, questi comportamenti illeciti danneggiano l’immagine dei cacciatori.
L’inchiesta ha portato alle accuse nei confronti di sette persone. I cacciatori locali hanno lanciato l’allarme: il bracconaggio è purtroppo tornato di modo e il NOAVA ha a disposizione solamente due addetti per garantire la vigilanza. Servono persone da impiegare nelle ore notturne e che siano capaci di andare oltre i controlli burocratici. Secondo Arci Caccia: “Bisogna proseguire su questa strada anziché limitarsi a cercare solo gli errori burocratici, perchè limitandosi a verificare se nei moduli la crocetta è stata indicata nel modo giusto, si finisce per colpire gli onesti“.
Le condanne contro quello che hanno fatto i bracconieri tra Friuli e Veneto sono avvenute senza se e senza ma, nella speranza che questa indagine possa essere di esempio per condurne altre. Per Enalcaccia, infine, l’impegno è stato sempre improntato a garantire la caccia di selezione agli ungulati in alcune zone friulane, come avviene in Austria in base ai censimenti.