La motivazione è stata giudicata “falsa e pretestuosa” per un motivo molto preciso. In effetti, la procedura avviata da Bruxelles ha a che fare con una richiesta di chiarimenti che la Toscana ha fornito in maniera tempestiva e con dovizia di pareri tecnici e scientifici. Per la CCT, l’atto del Governo è stato annunciato soltanto con un comunicato stampa e non è ancora stato reso noto: questo comportamento è stato considerato dai cacciatori toscani un maldestro tentativo di ostacolare la tempestiva opposizione nelle sedi che sono deputate.
Lo stesso esecutivo, accusato dalla Confederazione di fingere di litigare con l’Unione Europea sui grandi temi, starebbe punendo i propri cittadini accettando l’applicazione della consueta politica dei due pesi e delle due misure. L’associazione toscana ha voluto ricordare come ai confini del nostro paese e più precisamente in Francia (l’esempio forse più calzante), il tordo bottaccio, la beccaccia e la cesena possono essere cacciati fino al 20 febbraio, una data che non è stata mai disapprovata dalla stessa Ue.
Inoltre, l’intera questione deve tenere conto del ricorso al Tribunale di Giustizia Europeo e quello al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, due giudizi che sono ancora pendenti. La CCT si è detta certa del fatto che le regioni interessate (oltre alla Toscana si tratta della Calabria, Liguria, Marche, Puglia, Lombardia e Umbria) saranno al fianco dell’intero mondo venatorio per opporsi in maniera ferma e decisa a questo “ennesimo e immotivato atto di prevaricazione”.
Inoltre, ha annunciato che sarà determinata a proseguire nella propria battaglia in tutte le sedi. La reazione dell’ente era nell’aria, ora si attendono esternazioni simili da parte delle associazioni che rappresentano i cacciatori e il mondo venatorio nelle altre regioni coinvolte. Va ricordato che la chiusura anticipata è stato deliberato dal Consiglio dei Ministri attraverso l’esercizio dei poteri sostitutivi sul calendario venatorio.