Il coordinamento calabrese delle associazioni venatorie riconosciute è intervenuto ancora una volta per parlare del controllo sanitario e della preoccupazione destata dai casi di TBC riscontrati in questa regione sui cinghiali abbattuti. L’obiettivo è quello di ottenere una task force che sia in grado di monitorare la situazione e capire la reale consistenza della patologia. Ad oggi, il coordinamento nel manifestare ancora una volta preoccupazione per lo stato delle cose, sollecita l’urgenza di ricevere notizie sulle iniziative già adottate e quelle che la task force Veterinaria, attraverso le ASP provinciali, intende mettere in atto per fronteggiare tale emergenza.
La task force veterinaria, infatti, quale organo sanitario operativo sul territorio, ha il compito di affrontare e prevenire situazioni di carattere sanitario come, per l’appunto, le zoonosi. Un’emergenza, quella attuale, che, alla luce dei fatti esposti, appare ad oggi, sottovalutata e che potenzialmente può costituire un serio rischio per migliaia di cittadini. Il coordinamento vuole tutelare i cacciatori e i loro congiunti, ritenendo indifferibile l’assunzione di responsabilità.
Nell’attuale situazione di grande precarietà e di insufficienti controlli sanitari, è fermo auspicio, che venga garantito, da parte dei preposti, il diritto alla salute, assicurando per l’imminente stagione di caccia un servizio di controllo capillare sul territorio per la pronta verifica dei capi di cinghiale abbattuti. Da parte del Coordinamento delle Associazioni, di converso si ribadisce l’impegno a sensibilizzare tutti i seguaci di Sant’Uberto, sollecitandoli alla fattiva collaborazione, dichiarando puntualmente i capi abbattuti e richiedendone altrettanto puntualmente la visita ispettiva sui capi prelevati. Per concludere, le associazioni si rivolgono ai professionisti della task force veterinaria della Regione Calabria, sollecitandoli, calorosamente, a svolgere il servizio richiesto con l’usuale etica professionale che li ha sempre contraddistinti.