Successo di folla, tanti cacciatori e tante persone interessate alla gestione dello stambecco. L’Auditorium di Albino ha ospitato il convegno Nazionale dal titolo “Lo stambecco alpino: attualità e prospettive”, a cura dell’Uncza Nazionale e del Circolo delle Prealpi Orobiche e della Fidc di Bergamo. Numerosi anche i politici presenti, a partire dall’Assessore al Turismo di Regione Lombardia Lara Magoni, i consiglieri Paolo Franco e Roberto Anelli, oltre al Sindaco di Albino Fabio Terzi, fermi nella volontà di continuare a difendere la figura del cacciatore come vera sentinella del territorio.
Dopo l’introduzione di Lorenzo Bertacchi, Presidente Provinciale di Fidc Bergamo, sono state trattate diverse tematiche di una specie affascinante quanto poco studiata, che ormai da 30 anni è una realtà in provincia di Bergamo, una specie non cacciabile, animali che vivono quasi a contatto con l’uomo in Alta Valle Seriana. Un convegno nazionale, linee guida da poter poi consegnare a chi di dovere per gestire l’animale nel modo migliore grazie ai diversi argomenti trattati, a partire dall’interessante analisi storica con Luca Pedrotti, prima della storia dello stambecco sulle Orobie Bergamasche con Giacomo Moroni, passando poi alla gestione sanitaria dello stambecco con Luca Rossi, alla situazione gestionale attuale e le prospettive con Jessica Franceschina e le conclusioni con il Presidente Nazionale dell’Uncza Sandro Flaim, impegnato insieme a tutti i soci dell’Unione Cacciatori Zona Alpi in un week end ricco di spunti con in aggiunta l’assemblea nazionale.
Siamo partiti nel 1987 in provincia di Bergamo ed ora a che punto siamo? Questa l’analisi più importante per il nostro territorio in una mattinata che sarà ricordata a lungo dai tanti appassionati. Un animale tutelato direttamente da Re Vittorio Emanuele II a metà del 1800, quando si parlava di una sola cinquantina di presenze, fino ai 4mila presenti nel 1915 sul suolo italiano: a Bergamo, prima delle immissioni della fine degli anni 80, la specie era estinta da 3 secoli, ma la sua reintroduzione è stata una scelta vincente, con un unico grande punto di domanda degli ultimi anni.
Nonostante l’attenzione da parte del corpo di polizia provinciale, è dal 2008 infatti che non viene più fatto un censimento, che in quell’occasione vide impegnate le province di Bergamo, Lecco e Sondrio, oltre agli stessi cacciatori e che fece segnare sul territorio delle Orobie ben 1026 stambecchi. Sono passati gli anni in cui furono scelti 4 punti (sotto il rifugio Brunone, sopra Fiumenero, Maslana e Valbondione) per immettere i primi 8 esemplari e poi altri 88 sull’arco orobico provenienti dal Parco del Gran Paradiso, per una specie che può creare ibridi grazie alla vicinanza con altre specie caprine. Cinque immissioni su 6 furono fatte proprio nella nostra provincia, che divenne capofila del progetto: se pensiamo ad una crescita utile annua del 5%, come affermato nel corso del convegno, tenendo conto delle nascite e delle perdite, è facile pensare come nel giro di una decina di anni si sia arrivati a sfondare i 1500 esemplari.
L’aumento degli stambecchi ha creato anche un aumento delle malattie, soprattutto per quanto riguarda le cheratocongiuntivite, ma senza dati allarmanti. In conclusione un nuovo censimento viene ritenuto fondamentale a più di dieci anni dall’ultimo, per poter prima conoscere e poi valutare un corretto approccio gestionale. Oggi la loro presenza è costante, e Maslana è la loro capitale, lambiscono le case, entrano in contatto con l’uomo: sono presenti esemplari di tutte le classi di età, femmine e piccoli vivono in zone più impervie, i maschi danno più confidenza e arrivano in zona urbanizzate.