Il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso di un imprenditore che gestisce un’azienda a Piancamuno (provincia di Brescia) che si occupa del montaggio di impianti industriali. A causa dei numerosi furti subiti, infatti, questa persona aveva chiesto il porto d’armi per la difesa personale, ma secondo la Prefettura non esistevano i presupposti per il rilascio. In poche parole non poteva essere giustificato il fatto che l’uomo girasse armato.
Nel 2012, poi, il Tribunale Amministrativo Regionale aveva accolto il ricorso, chiedendo una nuova istruttoria. Il Consiglio di Stato si è pronunciato in questi giorni e ha negato la licenza all’imprenditore. In base a quanto si legge nella sentenza, professionisti come avvocati e imprenditori non possono chiedere il porto d’armi per la difesa personale. Inoltre, le denunce di furti non hanno rilevanza da questo punto di vista. In dieci anni ci sono state varie interpretazioni della vicenda.
I giudici amministrativi avevano dato ragione all’uomo, ma non quelli dell’organo costituzionale. Solamente la legge può determinare le categorie specifiche che possono armarsi, altrimenti occorre rispettare le esigenze di sicurezza e ordine pubblico. La sentenza sull’imprenditore bresciano diventerà ora un precedente importante per decidere in merito alla legittima difesa, tema sempre molto attuale nel nostro paese.