La storica firma del 1971
Domenica, 2 febbraio, si celebra la “Giornata Mondiale delle Zone Umide”, che ricorda la firma della storica Convenzione di Ramsar siglata nel 1971 e che oggi è condivisa da 172 Paesi. I risultati globali sono sicuramente buoni, avendo portato alla designazione di 2.400 siti e più di 250 milioni di ettari in tutto il mondo. Ricordiamo che la Convenzione prevede espressamente la conservazione degli habitat umidi per aumentare e conservare le popolazioni di uccelli acquatici, ed estende le azioni delle autorità degli Stati firmatari a tutte le zone umide del loro territorio, anche se al di fuori dei siti designati Ramsar.
Situazione non soddisfacente
Guardando al nostro Paese, purtroppo la situazione generale non è soddisfacente. Nonostante la designazione di 66 siti, dei quali alcuni in corso di approvazione ufficiale, e di circa 80.000 ettari di superfici umide classificate Ramsar, dobbiamo constatare che ancora oggi molte aree umide scompaiono, subiscono degrado oppure non sono gestite correttamente. Non esiste purtroppo in Italia, a differenza di altri Paesi (a esempio Canada o USA) una legge nazionale che preveda espressamente la conservazione e la corretta gestione delle zone umide, ma soltanto la “protezione” di esse qualora inserite in aree protette.
Distruzione o danneggiamento
Eppure, anche la Direttiva 147/2009/CE, denominata “Uccelli” prevede espressamente all’articolo 4 comma 3 che gli Stati membri UE conservino specificamente le zone umide e al comma 4 che le autorità nazionali sorveglino e intervengano per evitare il deterioramento degli habitat nelle aree prescelte per la protezione degli uccelli e anche al di fuori di queste. Invece, si assiste ancora oggi a vari esempi di mancata gestione e in vari casi di inquinamento o addirittura di distruzione o danneggiamento delle zone umide. Gli esempi non mancano: dalla canalizzazione e cementificazione delle foci dei fiumi, alla costruzione di infrastrutture in particolare sulle coste, alla bonifica di aree sottoposte a periodici allagamenti, alla coltivazione delle risaie in asciutta, fino al mancato contenimento della vegetazione anche in aree protette, col risultato di un impoverimento della biodiversità e una diminuzione delle presenze di uccelli acquatici, ricordiamo obiettivo specifico della Convenzione di Ramsar.
La richiesta al Governo
Appare piuttosto evidente che, come in molti altri casi nel nostro Paese, le autorità nazionali abbiano designato i siti Ramsar e le ZPS, ma non si siano preoccupati del resto delle aree umide e della gestione generale corretta. Per questo Federcaccia, in occasione della Giornata Mondiale delle Zone Umide chiede al Governo italiano un impegno legislativo per la conservazione ambientale degli habitat umidi, per la loro manutenzione e ripristino, che veda i cacciatori soggetti attivi nelle azioni di gestione, poiché si tratta della categoria di portatori d’interesse che – dati alla mano – più di ogni altra oggi ha ripristinato e conservato aree umide in Italia e in Europa.