Le risorse idriche del pianeta sono il presupposto per l’esistenza degli esseri viventi, quindi dell’uomo e di tutta la biodiversità. L’acqua, bene primario, è il parametro su cui si fonda la sopravvivenza delle specie e la qualità della vita di uomini, piante e animali. Tutelare questa risorsa non è solo importante, ma vitale per la conservazione di tutte le forme di vita e per assicurare un futuro favorevole alle generazioni future.
Il tema è troppo ampio e complesso per trattarlo nella sua interezza. Come Federcaccia e come fruitori degli ambienti naturali vogliamo focalizzare l’attenzione sulla gestione dell’acqua in Italia e su quanto sia importante cambiare passo nella gestione delle risorse idriche interne: fiumi, laghi, lagune, zone umide grandi e piccole.
Molto è stato fatto negli ultimi anni per quanto riguarda la qualità delle acque interne, un tempo sicuramente più inquinate di oggi da scarichi industriali o fognari, attualmente soggetti a rigide norme di tutela, con obblighi di depurazione e purificazione da contaminazioni chimiche prima di essere reimmessi in circolo. Moltissimo resta però ancora da fare, in particolare per i problemi di eutrofizzazione e di qualità di molti bacini idrici, spesso non gestiti secondo una precisa analisi delle caratteristiche e del valore biologico, che porta a trascurare ad esempio le biocenosi viventi e le priorità per la conservazione.
Di grande importanza e da noi particolarmente sentito per i suoi risvolti sul benessere delle popolazioni, dell’ambiente in generale e della fauna, è il ruolo delle zone umide, così come efficacemente descritto dall’organizzazione internazionale Wetlands International.
• Prosperità: le aree umide sono spesso legate all’economia delle popolazioni che le abitano.
• Mantenimento di acque pulite: in un mondo in cui la domanda di acqua cresce velocemente, la conservazione e il ripristino di aree umide consentono di salvaguardare la richiesta idrica per agricoltura e consumo umano.
• Ricchezza di cibo: adeguando l’acqua e le pratiche agricole nelle zone umide e incorporando queste ultime nei paesaggi agricoli, è possibile garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e migliorare la biodiversità.
• Protezione dalle calamità: circa il 90% delle calamità naturali o di origine umana è connessa all’acqua. La conservazione di aree umide permette di ridurre gli impatti dei danni causati da questi eventi (es. casse di espansione, mantenimento dei delta fluviali e lagune costiere).
• Stoccaggio di carbonio: le zone umide sono tra le più grandi riserve di carbonio, mantenendo queste aree si contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2 e a rallentare il riscaldamento globale, migliorando la biodiversità, la sicurezza e il benessere dell’uomo.
• Salvaguardia della Natura: le zone umide supportano una Natura abbondante e unica, ma la biodiversità dell’acqua dolce è diminuita drasticamente dagli anni’70. È urgentemente necessaria un’azione concertata da parte di singoli, gruppi della società civile, Istituzioni e settore privato per invertire questa tendenza.
La necessità più urgente, in particolare in Italia, è legata al “consumo di suolo”, che è direttamente connesso alla gestione delle acque. Infatti la cementificazione, dovuta alla crescente costruzione di infrastrutture e insediamenti umani (strade, abitazioni, capannoni, aree industriali etc.) procura l’impermeabilizzazione del suolo con conseguente canalizzazione delle acque piovane, che non arricchiscono più i terreni naturali o agricoli. A livello generale le acque dolci sono convogliate sempre di più in canali a scorrimento veloce che impoveriscono le aree non cementificate, e spesso in caso di piogge abbondanti non sono in grado di assicurare la portata delle piene. Anche molti fiumi sono privi delle cosiddette “casse di espansione” in cui le acque possono defluire in caso di aumenti della portata e evitare danni a cose e persone.
Un altro problema riguarda le zone umide costiere, sottoposte in passato a vere e proprie distruzioni, ma ancora oggi sotto pressione per la costruzione di strade, villaggi turistici, abitazioni etc., dimenticandone completamente il valore biologico, spesso a vantaggio di abusivismo e attività illegali. Le foci di molti fiumi in Italia centro-meridionale sono assediate dal cemento e spesso sono state canalizzate, impedendo il naturale deflusso delle acque dolci in mare e la diffusione dell’acqua dolce nei terreni circostanti, con conseguente aumento del cuneo salino dei terreni sottostanti, che causa poi un impoverimento anche dei terreni agricoli.
Purtroppo fino ad ora nessuno dei Governi italiani ha legiferato efficacemente in materia di consumo di suolo né di tutela specifica delle aree umide, se non con interventi più di facciata che di sostanza.
Anche su questo tema, sempre più fondamentale, Federcaccia chiede un cambio di passo, con la creazione di un tavolo tecnico di analisi della gestione delle acque interne e del consumo di suolo, al fine di trovare soluzioni a breve per non perdere quello che ancora abbiamo di prezioso nel campo della biodiversità legata all’acqua del nostro Paese (Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro-Ambientali Federcaccia).