Game Fair saluta Tarquinia dopo ben otto edizioni e, per la prossima edizione 2015 in scena dal 30 maggio al 1 giugno, si sposta in Maremma; non mancano le polemiche.
Di frasi fatte, nonché adatte, ce ne sarebbero un bel po’. Il gioco è bello quando dura poco. È la classica crisi del settimo anno (andata solo un pochino oltre). E via discorrendo. Fatto sta comunque che il Game Fair saluta Tarquinia. Bye bye. Tante care cose. E manco una pacca sulla spalla. C’eravamo forse amati, al massimo, e per proseguire il discorso d’apertura. Ma andiamo per ordine: punto uno. Cos’è il Game Fair? Anglicismi (maledetti) a parte, per Game Fair si intendo l’unico esempio di festa campestre in Italia. Nata nel 1950 in Inghilterra. Giunta nello Stivale alla sua venticinquesima edizione, tanto per chiarire la portata. Le ultime otto in zona, prima dell’addio. E torniamo alle spiegazioni. Più di cinquantamila interessati affollano, anzi affollavano, la città etrusca. In un periodo che di norma oscilla intorno a fine maggio. In abbinata, pertanto, con gli esordi del bel sole in area balneare. L’argomento principe del prodotto verte su cavalli, cani, caccia, tiro sportivo, e attività varie all’aperto. Un settore mai in crisi, anzi, che proprio durante la crisi ha alzato l’asticella della presenze. Quelle buone, se non bastasse. Provenienti dal globo intero. “Se non fosse per questi quattro americani – diceva un ristoratore di Marina Velca – col cavolo che terrei aperto in quei giorni”. E da queste semplici parole ben si comprende quale sia l’indotto economico. Visitatori tanti, e perciò tanti biglietti (unici) d’ingresso. Gente che alloggia nelle strutture ricettive, che mangia, che acquista souvenir e che bivacca. Il solito discorso, in sostanza. Niente di straordinario. Solo una semplice, limpida, e fruttuosa boccata d’aria. Per una provincia che sta al turismo come Giuliano Ferrara al balletto.
Ora, dal sito dedicato dell’evento (basta cliccarci) ecco la scritta che non ti aspetti: “Game Fair 2015, Grosseto”. Non Spinicci, pertanto. E manco Lazio. Bensì Toscana. “Addio a le mi cerase”, direbbero a Oxford. Un altro pezzo di economia che se ne va. Ok, ma perché? “Semplice – spiega il sindaco Mauro Mazzola – perché essendo dei privati si muovono in libertà come meglio credono. E così ci hanno abbandonati, senza neanche avvertirci”.
Analizzando a fondo la questione poi si viene a sapere che il country festival si sposta in località Braccagni. Nel cuore della Maremma sì, rimanendo fedele alla tradizione. Peccato solo che sia quella Toscana. D’altronde la baracca è gestita da “Fiera di Vicenza”. Che ingloba in sé pure “Grossetofiere”. “Che aggiungere? – prosegue rammaricato il primo cittadino – Evidentemente hanno ritenuto più strategico il nuovo sito. Possiamo solo prenderne atto”. A malincuore.
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