Gallo Cedrone – Scriverne, ora che il “Re” è stato relegato nel limbo del dimenticatoio, è per me di grande sofferenza. Non per vana nostalgia, ma per la memoria dei tempi eroici impegnati in difesa di questo monumento ecologico.
Dall’analisi degli eventi che hanno caratterizzato la vita della Valcanale fin da tempi remoti, risulta a chiare note che il maggior rischio per il Gallo Cedrone è stato rappresentato dal fenomeno dell’antropizzazione. Bastino alcune testimonianze recenti. Negli anni ’70/80, in occasione della revisione legislativa della ex-Yugoslavia, la maggior attenzione fu riservata alla conservazione del bosco, anche capillarmente nei punti di frequentazione del Gallo. L’Alto Adige, quotidiano di Bolzano, il 22 marzo del 1995 scriveva : “ basta che il Gallo Cedrone noti un fotografo che tenti di riprenderlo o d’inverno uno sciatore che pratichi lo scialpinismo, per creare le condizioni del decesso”.
Hubert Haring, cacciatore esperto del Tarvisiano ( noi lo chiamavamo “l’enciclopedia faunistica vivente”), così riferiva – parlando di Cedroni – su “Valcanale Verde n. 3 del 1986 ( e sul quale avremo modo di ritornare) : “ Una vera prova di alta considerazione per l’ambiente è stata data dal signor Kraner Martino senior, di Aclete, il quale, sollecitato dal comandante della stazione forestale a provvedere all’abbattimento delle piante a lui assegnate per il taglio, così rispondeva : cinquanta tronchi in più o cinquanta tronchi in meno non mi fanno diventare ricco e nemmeno povero; mi dispiace levare le piante preferite dai Galli per il loro canto e mi sembra di togliere a loro la stanza da letto per la loro luna di miele!”
Fatte queste brevi premesse, va subito detto che la caccia al Gallo Cedrone ( così come al Gallo Forcello) nel Tarvisiano si è sempre svolta al canto, in primavera, a maggio. Tradizione centenaria, confermata ad inizio secolo XX dal Re di Sassonia, che aveva in affitto la Foresta, vero fan di questa caccia. E da allora alla fine del secolo ( per il Cedrone un decennio meno), la caccia si è sempre svolta solamente a maggio, al canto. Poche regole, ma chiare. Piccoli numeri e ben controllati ( in sessanta anni di rilevazione sistematica degli abbattimenti, media un Gallo/anno ); assegnazione capo per capo, zona per zona ai singoli soci della Riserva; controllo sistematico del Direttore della Riserva e del Guardiacaccia. Da gestione spontanea e tradizionale, la caccia al canto era – e sarebbe tuttora – una “necessità tecnica” per l’indispensabile uniformità di interventi con quelli praticati in Jugoslavia ( ora Slovenia) e Carinzia. Stessi boschi, anche se su versanti opposti, stesse popolazioni. Nonostante la persistente avversità dei cosiddetti protezionisti, siamo sempre riusciti, grazie proprio a queste “necessità tecniche”, ad ottenere le necessarie autorizzazioni.
Negli anni ’80 si accentuarono le ostilità con gli oppositori di questo tipo di intervento. Interlocutore principe, il Professor Paolo De Franceschi, che ebbe il merito di farci approfondire l’argomento. Dalla nostra parte, il fatto che proprio i terreni ove si era praticata da sempre solo ed esclusivamente la caccia al canto, rappresentavano (e rappresentano) le località ove il Gallo Cedrone soffriva meno che da altre parti rischi di degrado. Nonché relazioni autorevoli dell’Università di Vienna e scritti di illustri studiosi , come il Professor Ghigi, tra l’altro fondatore dell’INBS ( poi INFS, oggi ISPRA), che nel suo libro “La caccia” del 1963, così si esprime :
“ per i tetraonidi, nelle riserve di montagna, i soli mezzi di ripopolamento stanno nella soppressione dei predatori, specialmente volpi, e, per quanto riguarda Urogallo e Gallo Forcello, nella eliminazione di maschi in eccesso durante il mese di maggio, giacchè il maschio innamorato sciupa parecchie nidiate”.
Alla fine il buon senso e la maturità dei nostri amministratori regionali ( citiamoli : Comelli, Biasutti, Lenardi, Ermanno) portarono all’inserimento nella legge regionale 14 del 1987 anche la caccia primaverile al canto del Cedrone e del Forcello! Con le dovute garanzie. Durò poco. Con un colpo di mano degno della migliore pirateria legislativa, approfittando del fatto che i cacciatori erano super impegnati nelle vicende referendarie, in un solo mese un consigliere regionale verde ( che tra l’altro, pur essendo ingegnere, non conosceva la differenza tra diritto reale di servitù e uso civico!), sostenuto dal dirigente regionale di turno, riuscì a far abrogare le norme in questione. E ripiombammo nel baratro. “Fatte salve le tradizioni, usi e consuetudini locali!” Ma quando mai! Restava la scappatoia della deroga. Ma la Regione opponeva il fatto che ancora non fosse stato pubblicato il Piano faunistico regionale: a cosa si doveva derogare? Oggi, mestamente, pare che i Cacciatori di Tarvisio abbiano abbandonato le armi.
Non resta, quindi, che un revival attraverso la citazione di alcune riflessioni del nostro amico Haring ( ricordate? L’enciclopedia faunistica vivente, oggi purtroppo….. assente).. “Il cacciatore oggi si reca in bosco e in montagna con un intento ben diverso dal fare preda, che è la protezione, difesa e salvaguardia della selvaggina.”
Per quanto riguarda il Gallo Cedrone, esistono “posti di canto principali (Hauptbalzplatz) e alcuni posti di canto secondari. Nei primi sono presenti le galline…..I cacciatori di Galli si portano ripetute volte sui posti principali di canto per individuare eventuali galli idonei all’abbattimento….Il gallo vecchio (baruffone, preda principale, il più delle volte infecondo ), dispone di un canto silenziosissimo, interrotto da lunghe pause….caccia molto faticosa: 24 notti un socio in una sola stagione, 21 un altro ecc. Una quindicina di uscite sono comunque una cosa normalissima.”
E così ci restano le immagini e i suoni dell’Hochbalz, del Tiefbalz, del Klepfen, del Triller, dell’Hauptschlag, dello Schleifen, mentre seguiamo quasi incorporei la nostra guida verso il richiamo sempre più lontano e sempre più affascinante del nostro Urogallo. Brusco il risveglio: prima di cena, “Caduta libera”, programma leggero dopo tanto rimuginare. Beh? Domanda, fatale tra l’altro al concorrente : “ Le sue piume ornano il cappello dei bersaglieri”. Scena muta. Risposta ufficiale degli autori : Gallo Cedrone”. Povera Italia!.
Weidmannsheil!