Un colpo d’occhio o poco più e tre colpi sparati con attenzione al bersaglio posto a 200 metri sono bastati per innamorarsi del nuovo modello Varmint Black Synt, questa la denominazione completa dell’ennesima proposta Franchi nel settore della canna lunga rigata, nata con l’appellativo di Horizon. Durante le giornate trascorse nelle Marche, alla AFV di Fiordimonte, ci è stata offerta l’opportunità di provare un paio di modelli di questa carabina: della Wood già abbiamo dato conto su queste pagine nello scorso mese di ottobre mentre ora torniamo per parlare proprio della Varmint che riveste un fascino particolare per lo stile e per l’aspetto determinati dalle finalità operative ricercate. Questo appellativo statunitense sottende la caccia ai selvatici di piccola e media taglia a cui si spara da distanze anche elevate, vista e considerata la loro innata furbizia con i sensi molto sviluppati che li mantengono usualmente alla larga dai predatori, fra cui l’uomo. Non ci sono controindicazioni per l’impiego di simili fucili anche su prede di maggiori dimensioni, salvo una, e nemmeno così ostativa, che vedremo poco più avanti.
Lo stile e la tecnica
La denominazione Black Synt appare immediatamente con la calciatura appunto in sintetico nero così come castello e canna risultano brunite. L’elemento che per primo qualifica un fucile da varmint è usualmente proprio la canna di sezione leggermente maggiorata rispetto alle usuali dimensioni dei tipi propriamente definiti da caccia. Qui troviamo la barra da 61 cm con una pregevole scanalatura a spirale sull’esterno e il passo di rigatura pari a 1:11” che consente per la cartuccia prescelta, la polivalente .308 Win., la regolare stabilizzazione di proiettili fra i 150 e i 180 gr. Una filettatura in volata, coperta da un tappo a vite, consente il montaggio di soppressori di suono, dove previsti, o del freno di bocca. Il castello con sezione a due diametri dispone di anello e ponte posteriore chiuso con il prisma di scarico delle forze in alluminio, incassato nell’apposita feritoia del fusto e bloccato con un duplice aggancio all’anello: le viti di fermo si chiudono con una prefissata coppia di serraggio.
L’otturatore in acciaio, definito Relia Bolt, presenta il corpo cilindrico cromato con una gradevole scanalatura elicoidale, in sintonia estetica con quella della canna, qui utile per offrire oltre alla maggior resistenza a parità di sezioni rispetto a una barra cilindrica, anche per raccogliere eventuale sporcizia evitando bloccaggi inopinati. La testa a tre alette consente il movimento di apertura e chiusura nell’arco ridotto di circa 60°, ripetiamo con una manovrabilità esemplare e un’estrazione primaria decisa e senza impuntamenti. Le parti interagenti suonano bene e scorrono a perfezione: non solo l’occhio, ma ugualmente l’orecchio vuole la sua parte. Nel profondo incavo di testa, supporto adeguato del fondello cartuccia, si notano il foro del percussore e il nottolino elastico di espulsione; l’unghia di estrazione, con ampio arco di presa, lavora in una delle alette con moto ortogonale.
Particolare il manubrio dalla comoda nocca oblunga e scomponibile per facilitarne la pulizia: un incastro passante lo ferma al cilindro e il profondo incasso della propria sede nel fianco del castello lo rende aderente al fusto evitando agganci fortuiti. Il tappo di coda di linea triangolare rastremata racchiude il codolo del percussore, sporgente quale avviso di meccanica armata. Il pacchetto Relia Trigger assicura un peso di sgancio fra 0,8 e 1,9 kg: da evidenziare, oltre ai favorevoli numeri, la pulizia e la prontezza dell’azione che ne fanno un ottimo scatto diretto. Le rosate di tre colpi in 1 MOA, garantite dal fabbricante, passano anche da questi determinanti particolari. La sicura a due posizioni lascia sempre l’otturatore libero per scarrellare in sicurezza estraendo la cartuccia non sparata.
Altri pratici accessori
I caricatori forniti sono due, realizzati in tecnopolimero e con capienza di 3+1 e di 8+1: lo stivaggio monofilare delle cartucce e la forma dei labbri (non taglienti!) assicura un posizionamento quasi assiale fra quella da inserire e la camera che la deve accogliere. Si evitano strusciamenti dell’ogiva, la parte apicale della palla da cui dipende gran parte del suo andamento balistico, o peggio, impuntamenti: tutto scorre in modo lineare. Evidente l’occhio di riguardo all’impiego di poligono dove gli appassionati, in carenza di selvaggina varmint, possono verificare, colpo su colpo, la validità dell’insieme: tre dorsalini/naselli di diverso spessore consentono di raggiungere la posizione ottimale con la coassialità fra l’asse dell’occhio e quello dell’ottica, qui una prestante e funzionale Steiner Ranger 3-12×56 montata facilmente grazie alla base tipo Picatinny fornita con il fucile.
La calciatura Smooth Sense offre quattro zone di contatto per il tiratore soddisfacendo le cinque posture più usuali nel tiro e nella caccia. I campi con zigrinatura del tipo Allround Interlacement sono posti in prossimità del becco del calcio, nell’impugnatura a pistola, nel fusto e nell’asta Sono presenti i pioli per le magliette della cinghia e per il bipiede. Per concludere il calciolo TSA (Twin Shock Absorber) assicura una riduzione del 50% sul rinculo: inoltre viene fornito in tre diversi spessori ottimizzando la distanza fra appoggio della spalla e grilletto.
Si arriva a questo punto a considerare la massa totale del fucile pari a 4100 g che, sommata a ottica e attacchi non situa certo il complesso fra le scelte odierne per la caccia in montagna, secondo i parametri di questi ultimi anni.. Tuttavia non si è ancora a livelli tali da sconsigliare quei tragitti che dal fuoristrada portano all’altana, soluzione venatoria perfettamente adeguata a questa tipologia d’arma, o più ancora qualche ora di cammino se il fisico è aduso a queste incombenze. Compiuta la fatica si avrà a disposizione un fucile perfettamente adeguato ai tiri lunghi, stabile e preciso che consentirà molte soddisfazioni: il baricentro arretrato offre un bilanciamento ottimale. Le rosate ottenute da Filippo e da Valerio a 100 e a 200 m sono state di ottima caratura con un risultato di ½ MOA, duplicato poi da parte nostra con tre tiri alla distanza di 200 m. La cartuccia .308 Win. si rivela sempre perfettamente adeguata in simili occasioni. Da ultimo, ma per giusta notazione, la Franchi concede una garanzia di 7 anni sulle parti meccaniche dell’arma.
Conclusioni
Una breve e sommaria considerazione evidenzia come gli allestimenti tipo Varmint siano oggi più che mai adeguati per le necessità del cacciatore/tiratore: a parte l’aspetto grintoso e giustamente aggressivo che ha una sua piacevole valenza, è proprio l’intrinseca sostanza balistica garantita dalle varianti apportate al modello base a rendere il fucile, come questo appena provato, una scelta intrigante e di impiego divertente, non solo sul terreno venatorio, ma parimenti nel tiro di poligono. Le rosate strette a 200 e a 300 m, quando non oltre se l’impianto lo consente, appagano l’impegno del tiratore e assicurano, senza possibilità di smentite, la validità del complesso arma, cartuccia e ottica.