Franchi Esprit: La rapidità di inserimento sul mercato del prodotto adeguato al momento giusto è una delle chiavi del successo e alla Franchi non lesinano le belle novità proposte con una cronometrica tempistica.
di Emanuele Tabasso
Crisi uguale mutamento, così la traduzione della parola greca oggi tornata prepotentemente di attualità anche se le sfumature che si attribuiscono al suo significato sono variegate e solitamente tutte improntate al negativo. Sono i momenti in cui l’industria può giocare la partita in due maniere: o di rimessa, o di attacco secondo le possibilità operative e finanziarie a disposizione. Alla Franchi hanno deciso di proseguire nella seconda maniera e diciamo proseguire perché oramai, da quando il gruppo pilotato da Bruno Beccaria ha imboccato la strada del rinnovamento del marchio, questa è stata la strategia messa in campo. Prima timidamente, anzi meglio, cautamente, poi con un crescendo fatto di nuovi fucili sparati sul mercato, è il caso di usare questo modo di dire, con cadenza e determinazione davvero sorprendenti. Il logo della grande F arancione campeggia oramai nelle fiere, nelle presentazioni, ma soprattutto nella mente dei cacciatori, quelli che a caccia vanno davvero e trattano anche rudemente gli strumenti usati, fucile compreso. Sintonia naturale è lo stato dell’arte in azienda e nei prodotti con un risvolto estetico e funzionale immediatamente percepibile imbracciando uno dei recenti fucili. Abbiamo accennato alla cadenzata presentazione di novità dopo l’uscita del primo semiautomatico a canna liscia calibro 20, seguito da quello in calibro 12 e poi via via adeguando gli studi e le realizzazioni al nuovo sentire del mercato dove i calibri medi e piccoli si diffondono sempre più e i basculanti a due canne rigate risultano presenti in numero crescente nelle braccate al cinghiale.
Il nuovo dal passato
Sarebbe pleonastico riandare all’evoluzione dei gusti nella scelta del fucile a canna liscia, ma l’altalena appartiene alla volubilità del genere umano, pur se i ritorni sono sempre frutto di un aggiornamento che, in definitiva, varia in maniera non trascurabile le realtà di fondo. La diffusione del sovrapposto a danno della doppietta, e poi quella del semiautomatico a danno di entrambi è stata la storia di un passato non troppo remoto; l’evoluzione è partita dalla variazione della consistenza della selvaggina, dalla specializzazione che sottende appunto fucili specialistici, dai modi di cacciarla. Qui interviene non tanto la tecnica d’insidia del selvatico, quanto l’approccio mentale al come e con quale fucile: si è arrivati a considerare queste componenti nel loro giusto peso, insieme al voler mettere alla prova le proprie capacità nel maneggio dell’arma. Non più solo numeri, pur sempre da tenere in evidenza per certi tipi di caccia, ma sfida con mezzi che definiremmo appaganti per la loro storia, le caratteristiche strutturali e la carica di nobiltà di cui il passato li ha ammantati.
Abbiamo cercato di dipingere quel che la doppietta rappresenta nell’animo del cacciatore meno giovane e quello che potrà rappresentare da ora in avanti per chi la sceglie per la prima volta: la decisione di Franchi di approcciare tale difficile impianto tecnico è già di per sé premiante e la rustica eleganza, fatta di un’apparenza composta, mai dimessa, sostenuta da un autorevole apparato meccanico e costruttivo sono le due ideali colonne su cui poggia la nuova Esprit. Forse non è male sottolineare che il termine è francese e si pronuncia esprì evitando l’inglesizzazione udita in un’intervista dove il termine era pronunciato come esprait, quasi come la famosa bibita. Lo spirito inteso come l’animo, la fiamma interiore quella che dà idealmente il sale alle cose, questo è il nome della nuova doppietta proposta nei calibri 20/76 e 28/70, una scelta oculata e tesa proprio a seguire quell’evoluzione di mentalità: una sfida a se stessi e un affinamento delle proprie capacità.
E’ bene sottolineare come le dimensioni di bascula siano proporzionate al calibro, fattore primario che indica coerenza tecnica, eleganza formale, maneggevolezza ideale. Queste doppiette sono dotate di canne giuntate con il sistema demibloc che conferisce già lustro all’insieme; i semipiani sono ricavati direttamente da ogni canna e fra loro viene inserito, con un incastro a coda di rondine, il blocchetto dei due tenoni, fissato poi con una saldatura. Sopra a tale apparato scorre il gambo cilindrico degli estrattori automatici, diviso longitudinalmente in due parti e dotato dei due archi di cerchio bisellati per la presa sul risalto della cartuccia. Fra le canne scorre superiormente la bindella di mira liscia e concava, altra finezza classica da doppietta, con il tradizionale mirino sferico in ottone. Corretta la finitura al vivo di volata con le piccole zeppe a triangolo saldate con cura.
La bascula in acciaio legato presenta la classica forma prismatica e una personale linea inclinata nella giunzione con il calcio; i fianchi lisci passano con un gradevole, marcato arrotondamento alla superficie convessa del dorso su cui è riportato, in metallo dorato, il nome del modello; la testa si mostra essenziale nelle sue linee asciutte, fra i seni tondi, aggettanti ed eleganti pur senza cordonature, spicca la sede di inserimento della chiave anch’essa di linea filante e regolare, con pulsante ovale allungato, corpo ben aderente alla codetta superiore al cui apice è posta la slitta della sicura con il tasto del commutatore di sparo. Tenute e chiusure sono basate sul perno anteriore in acciaio cementato e una doppia Purdey semplificata che prevede le sedi dei due tenoni ricavate nella tavola sotto a cui scorre la slitta di chiusura con il tassello arretrato a profilo quadro mentre l’anteriore, a profilo arrotondato, funge anche da traversino. La finitura tartarugata ha contraddistinto da sempre uno spirito di utilità con stile sobrio e raffinato.
La calciatura in noce di grado 2,5 con finitura a olio sopra a una leggera imprimitura, conserva linee adeguate alla doppietta con impugnatura all’inglese, calciolo in gomma arancione di pretto stile britannico, astina affusolata: cambia il campo dello zigrino studiato per offrire certo una salda presa, ma ugualmente per dar maggiore spazio all’osservazione della venatura. Il meccanismo di percussione vede in opera molle a filo elicoidali, cani a rimbalzo e percussori imbussolati; lo scatto può essere mono o bigrillo, di qui l’eventuale commutatore di sparo sul tasto di sicura. Riteniamo pleonastico dire quale sia più adatto a tale fucile; poi naturalmente ognuno sceglie in base alle proprie inclinazioni. La guardia ben finita ha un ovale apprezzabile, dimensionato per poter sparare anche con i guanti, e riporta in esterno la F caratteristica. La bilanciatura al punto di rotazione delle canne consente, insieme al peso ridotto, un’ottima maneggevolezza e un puntamento istintivo. Qualche dato numerico per terminare: lunghezza delle canne a scelta fra 62, 68 e 71 cm, strozzatori intercambiabili lunghi 50 mm con valori di * / *** / **** e peso di 2,7 e 2,5 kg rispettivamente per il calibro 20/76 o il 28/70. Sempre per stare nei numeri annotiamo la garanzia di ben 7 anni: un significato chiaro e inequivocabile della fiducia nel proprio prodotto.