Una leva di innovazione positiva
Fondazione UNA e Slow Food Great China hanno presentato, nell’ambito di Terra Madre 2024, i progetti Selvatici e Buoni e Slow Village, attraverso i quali negli anni ha trovato concretizzazione la riflessione sul contributo del cibo alla trasformazione delle sfide ambientali, come leva di innovazione positiva sulle politiche economiche, sociali e educative. La creazione e gestione di una filiera delle carni selvatiche, per generare economia e occupazione soprattutto nei piccoli borghi, è l’esempio portato avanti da Fondazione UNA con Selvatici e Buoni, il cui manuale operativo, frutto della collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e SIMeVeP, Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, fornisce oggi una guida sintetica e competente agli attori potenzialmente coinvolti nella realizzazione del percorso di filiera. Dal progetto pilota di Bergamo, dove è stato applicato per la prima volta il modello di filiera controllata, al protocollo siglato con Regione Lombardia nel 2019 per permettere l’esportazione ad altre province, Selvatici e Buoni ha rappresentato per i territori coinvolti un’importante spinta allo sviluppo economico e occupazionale locale, contribuendo a far riconoscere il ruolo positivo che il cibo riveste.
Il potenziale delle carni selvatiche
“Quello che ci muove, ed è condiviso con i partner di progetto, è la possibilità di modificare, anche a livello culturale, il modo in cui viene percepito il potenziale delle carni selvatiche. Una risorsa il cui potenziale non è ancora pienamente espresso, e che crediamo possa portare invece benessere e sviluppo” – ha commentato Maurizio Zipponi, Presidente di Fondazione UNA – “L’invito che vogliamo fare a tutti i decisori del territorio è quello di prendere in considerazione questa come opportunità di crescita, che chiede impegno ma restituisce valore e distintività”. Silvio Barbero, Vicepresidente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha aggiunto: “Le carni degli ungulati selvatici a vita libera sono un alimento biologico per eccellenza, caratterizzato da un basso apporto di grassi e un elevato tenore proteico. Sono carni che guardano ad un modello di consumo etico e sostenibile, attraverso cui, adesso tramite Selvatici e Buoni, si punta a responsabilizzare e accrescere le competenze di tutti gli attori coinvolti, dal cacciatore al trasformatore al ristoratore, per creare un modello culturale e di consumo virtuoso, legittimo e dal valore positivo per i territori”.
Cultura della conservazione
Anche il progetto Slow Village, promosso da Slow Food Great China e presentato durante il 7° Congresso Internazionale di Slow Food del 2017, propone di tutelare l’esistenza dei villaggi tradizionali delle aree rurali della città di Chengdu, nella provincia del Sichuan in Cina, attraverso la difesa e la conservazione del patrimonio gastronomico. L’obiettivo finale è quello di promuovere lo sviluppo economico e sociale dei villaggi, favorendo una cultura della conservazione della biodiversità e delle tradizioni culinarie e operando perché nelle aree rurali si consolidi un modello ispirato alla filosofia di Slow Food. “Il 2024 è l’anno della ripartenza del progetto Slow Village in Cina. A Chengdu (PengZhou City) il progetto contribuisce alla ricostruzione della zona colpita dal terremoto nel 2008; a Fijian, stiamo lavorando con l’aiuto del famoso monaco JIQUN nella montagna di WuyiShan; a ZheJiang, ci dedichiamo ad un villaggio in cima ad una montagna” ha commentato nell’occasione Vittorio Sun Qun, Direttore di Slow Food Great China. “Stiamo lavorando a questi progetti con un nuovo spirito, che non è solo quello di ricostruire dei villaggi ma di lavorare alla definizione di una rete: tra consumatori e produttori, tra giovani studenti, artisti e architetti, tra villaggi e parchi nazionali, tra la Cina e l’Italia. Una rete virtuosa tra territori, culture, persone, che possa migliorare la vita delle comunità”.
Il recupero delle tradizioni culturali
La presentazione dei progetti ha avuto luogo nell’ambito di Terra Madre 2024, ospiti delle Fonderie Ozanam, nel corso di “Il recupero delle tradizioni culturali del cibo che cambia la vita delle comunità”, un evento che ha visto gli interventi di Maurizio Zipponi, Presidente di Fondazione UNA, Silvio Barbero, VP dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Vittorio Sun Qun, Direttore di Slow Food Great China, Rossana Turina, Presidente del Consorzio Turistico Pinerolese, Valeria Barchiesi, Mountain Project Specialist della FAO. A seguire, i presenti hanno potuto prendere parte a una degustazione di carni selvatiche a cura della chef di Foresteria Massello, Loredana Fancoli (Alleanza Cuochi Slow Food), accompagnata dai vini offerti da Huaxia Group Milano: ulteriori esempi concreti di come il cibo possa essere un vettore di cultura, e un mezzo attraverso il quale favorire uno scambio fecondo tra diverse tradizioni.