La grande azienda italiana propone cartucce a pallini per ogni necessità, quindi con tutte le innovative sofisticazioni oggi così ricercate, ma c’è pure qualche cacciatore in vena di romantiche certezze sul bel calibro 16.
di Emanuele Tabasso
Un tempo era la consolidata scelta dei cacciatori di lepri e starne, la selvaggina nobile che abitava le nostre colline e a cui un serio emulatore delle gesta di Diana poteva sparare senza tema di svilirsi: parliamo del calibro 16 e quasi ovviamente camerato in una doppietta a canne affiancate, piuttosto leggera, snella e filante con quella seria eleganza, appropriata per l’impiego cui venir dedicata. La differenza con il calibro appena superiore, il 12 certamente, era avvertibile in molti fattori a principiare dal peso del fucile, ponendo in sintonia i parametri di base, dal rinculo al costo delle munizioni dove quei pochi grammi di polvere e di pallini in meno contavano qualcosa che, alla fine di una stagione venatoria, assommavano a un’entità non trascurabile. Erano tempi in cui i ragazzi contadini badavano le bovine al pascolo con un occhio all’abbecedario e l’altro al monticello di terra che si andava formando, segno inequivocabile che sotto c’era la preda: un colpo di zappa dato con destrezza e così catturavano le talpe per venderne poi la pelle.
Non andiamo indietro di secoli, è sufficiente arrivare all’ultimo dopoguerra, né in terre remote e povere perché la nostra esperienza di questi accadimenti si fonda a 15 km da Torino. Sono cose che ripensate oggi muovono a varie considerazioni, alcune paiono bellissime, ma è senz’altro perché ci riportano a un’età infantile dove quasi tutto è vissuto con gioia ed entusiasmo: mettiamo con queste anche la riscoperta del calibro andato per tanti anni in desuetudine e ora ricomparso per strane alchimie della mente, per provare qualcosa di mai provato, per appagare la sensazione di un fucile appena entrato in rastrelliera, sovente un usato di quegli anni cui abbiamo accennato poco sopra. Ultimo, ma non da ultimo, un riacquistato senso della misura nelle cose. Per noi è successo così e oggi una buona doppietta Beretta in tale calibro e del 1956 offre soddisfazioni quando si tratta di compiere un giro in riserva con gli amici fidati. Dovendoci misurare con le starne e disponendo già di cartucce con pallini del 5 e del 6 abbiamo preferito reperire degli 8 e l’armiere, conoscendo un nostro certo modo di pensare, ci ha subito proposto la classicità più totale: Fiocchi del tipo GFL con pallini di tale numerazione.
Quando usiamo calibro inferiori al 12 solitamente curiamo che le grammature di carica stiano nella misura codificata ancora dagli inglesi nei tempi d’oro, ci concediamo delle licenze un po’ fuori serie con il calibro 20 e con il 28, ma con il 16 ci piace proprio quel magico numero 28, l’oncia che ha sempre qualificato la carica di tale cartuccia: questa Fiocchi è proprio così con il bossolo da 70 mm e il fondello da 16 mm tanto che si potrebbe definire, in tempi di cartuccioni ipertrofici, come aurea mediocritas sottinteso che tale appellativo suoni come un vanto e un apprezzamento. La confezione si presenta nelle usuali scatole di cartone da 25 pezzi, in alternativa scatola da 250, con tinta a striature beige e marrone, marchio aziendale, peso della carica ben in evidenza e sigla identificativa della tipologia che campeggia al centro delle indicazioni; sul fondo i dati numerici che abbiamo appena riportato e la confortante scritta Made in Italy; l’indicazione dei pallini è ben leggibile, posta nella finestrella bianca sulla sinistra del coperchio.
Descrivere le cartucce della Fiocchi è un po’ come stendere l’esegesi del pane fresco: l’azienda ci ha abituati bene e anche qui ogni particolare è perfetto, come l’ottone del bossolo senza difformità di aspetto, il collarino uniforme, l’innesco del tipo SUR 616 perfettamente inserito nella tasca, il tubo in plastica rossa anch’esso ben formato così come le pliche della chiusura termosaldata. Le scritte sono ben visibili, soprattutto quella riferita alla numerazione dei pallini, fatto che i meno giovani apprezzano perché non sempre la luce è ottimale e la vista pure. I dati riportati dalla Casa indicano in 395 m/sec la velocità alla volata e in 650 Bar la pressione; sono disponibili pallini dal 4 al 9 (numerazione italiana). Nelle indicazioni venatorie per i pallini del n. 8 si osservano i seguenti selvatici: tortora, beccaccia, beccaccino, gallinella, quaglia e coniglio, cui aggiungiamo noi anche starne e rosse, ovviamente sotto ferma del cane e predisponendo in seconda canna un 7 o un 6.
Nonostante la buona velocità impressa alla colonna dei piombi il rinculo non si fa sentire anche con un fucile più leggero degli ortodossi 2,8 kg, quindi all’occorrenza si è pronti a un doppiaggio rapido e serrato. Nulla di più da aggiungere: chi già dispone di un buon calibro 16 potrà provare subito queste cariche facilmente reperibili e, se non si dispone di un fucile in tale calibro, si può fare un pensierino per andarne a cercare uno sia sul nuovo, diversi fabbricanti lo ripropongono, sia sul ricco mercato dell’usato. In bocca al lupo!