Abbiamo appreso, certamente con delusione, che la Regione Umbria non ha ancora ricevuto il parere dell’Ispra circa la preapertura della stagione venatoria 2019-20. Ciò ci addolora anche se non ci stupisce più di tanto: sta di fatto che, almeno per quanto riguarda la prima delle due giornate programmate per la preapertura – domenica primo settembre -, non si potrà esercitare l’attività venatoria. Resta da vedere se l’Ispra invierà o meno il parere alla Regione, se non altro, entro un tempo utile per la seconda giornata prevista per la preapertura, vale a dire domenica 8 settembre.
Come associazione venatoria possiamo, purtroppo, fare veramente poco in questo senso, salvo appellarci alla politica e ai suoi rappresentanti affinché si attivino presso l’Istituto di Bologna. A proposito di rappresentanti e di istituzioni, come Federcaccia Umbra ci sentiamo ugualmente di ringraziare il consiglio regionale uscente e l’assessore delegato Fernanda Cecchini, poiché grazie al loro lavoro è stato possibile dar vita al Piano Faunistico-Venatorio regionale, che sarà il piano regolatore della caccia in Umbria per i prossimi cinque anni.
E’ vero, siamo inciampati in una congiuntura strana che ha impedito ai cacciatori di esercitare un loro sacrosanto diritto: purtroppo può succedere. Ed è successo. Come Federcaccia avevamo chiesto queste due giornate di preapertura, come ribadito anche lo scorso 23 luglio, con il vicepresidente regionale vicario Bacaro e i due presidenti provinciali di Perugia e Terni, Spigarelli e Piccioni. Avevamo chiesto le due giornate, lasciando alla Regione il compito di decidere di quali specie consentire l’abbattimento.
La nostra non era una richiesta formulata così, tanto per sparare: volevamo due giorni durante i quali i cacciatori avrebbero potuto decidere se andare a caccia o fare altro. Averli privati di questo loro diritto sacrosanto è una sconfitta per tutti, fermo restando il fatto che la legge quadro nazionale 157/92 stabilisce, è bene ricordarlo, che andare a caccia è un diritto, e non un reato.