Oggi a Roma e nelle principali città italiane decine di migliaia di agricoltori, allevatori, pastori e cittadini daranno vita a una protesta che Coldiretti definisce “la più grande mai realizzata” per denunciare “una emergenza nazionale che sta provocando l’abbandono delle aree interne, problemi sociali, economici e ambientali”. Sono gli stessi problemi che Federcaccia e il mondo venatorio denunciano da anni, ricevendo in cambio solo indifferenza o peggio venendo tacciati di “interesse” e di voler cacciare “senza regole”. Proprio quelle regole continuamente messe in discussione dai ricorsi ai Tar e dalle campagne promosse dalle sigle protezioniste e anticaccia, di cui per primi chiediamo una completa applicazione.
“Ci auguriamo che la giusta protesta del mondo agricolo, oggi interpretata da Coldiretti, cui va la nostra solidarietà, venga ascoltata dalla politica e dalle Istituzioni – dichiara il presidente nazionale di Federcaccia Massimo Buconi – le stesse ‘colpevoli’ di non aver voluto, tranne in rari casi, prendere posizione su un problema presente da tempo e che ha assunto dimensioni emergenziali per il comparto agricolo, ma anche per la sicurezza e la salute dei cittadini”. “Abbiamo espresso – continua Buconi – apprezzamento per l’approvazione pochi giorni fa in Commissione Agricoltura del Senato di una risoluzione che impegna il Governo ad assumere provvedimenti precisi a fronte al dilagare di questo fenomeno. Auspichiamo ora, grazie anche alla manifestazione di Coldiretti, un intervento concreto e rapido, che dia seguito a quell’atto”. Federcaccia chiede con forza che venga intrapresa finalmente una strada organica e condivisa di reale gestione di tutta la fauna selvatica, specie quella problematica, applicata su tutto il territorio, quale sia la sua classificazione.
Si segua un corretto approccio gestionale non condizionato da preconcetti ideologici che metta al centro la salvaguardia del lavoro degli agricoltori, senza creare tensioni sociali di cui il Paese non ha bisogno, ma che porti a una soluzione definitiva di cui il mondo agricolo e la società hanno diritto e al cui raggiungimento il mondo venatorio ha già dimostrato di essere elemento fondamentale e imprescindibile. Nel 2019 si stima dai dati in nostro possesso siano stai abbattuti fra i 250 e i 300mila cinghiali. Lo scorso anno, col COVID e le conseguenti limitazioni per l’attività venatoria e lo svolgimento dei piani di controllo e prelievo, si è avuta una diminuzione del 40% rispetto a quei numeri. Di questi capi oltre l’85% sono stati prelevati in braccata. Chi pensa di chiudere la caccia o limitarne l’azione, quale soluzione può proporre per raggiungere risultati anche solo paragonabili a questi?
Siamo consapevoli di non essere l’unica soluzione del problema e siamo disponibili, se ci sarà consentito, a fare di più. Ma il contributo del mondo venatorio al controllo delle specie invasive rimane comunque oggi quello più significativo. Senza dimenticare anche l’importante contributo economico in materia di risarcimento dei danni pagato sempre dai cacciatori. “Siamo pronti come sempre a fare la nostra parte, continuando a mettere in campo esperienza, organizzazione, conoscenze e preparazione che nessuna altra categoria può vantare, così come fatto fino ad ora – ha concluso il presidente nazionale Federcaccia – E saremo al fianco degli agricoltori per la salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente rurale nell’interesse della società.
Ci aspettiamo quella considerazione che i cacciatori riscuotono in tutta Europa per il loro ruolo di gestori faunistici, solo in Italia messo continuamente in discussione da sterili e inconcludenti argomentazioni ideologiche prive di fondamenti tecnico scientifici, che non solo attaccano la caccia e i suoi praticanti, ma portano un danno enorme all’intero Paese” (Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia).