Continuano i tentativi dell’associazione anticaccia VAS per fare estendere il divieto di caccia lungo la costa dell’intera regione Puglia, per una fascia di 500 metri all’interno della terraferma. Nei giorni scorsi, in risposta all’ennesima immotivata richiesta della VAS, Federcaccia Puglia e l’Ufficio avifauna venatoria si sono rivolti nuovamente a tutte le Istituzioni nazionali e regionali competenti per chiarire l’assoluta infondatezza della stessa.
Di seguito il testo: In merito alla lettera in oggetto, che ripropone il tono intimidatorio completamente fuori luogo della precedente richiesta, si segnala che la stessa contiene nuovamente palesi errori, omissioni e falsità,che rendono evidente l’inconsistenza della reiterata proposta di creazione di oasi di protezione della fauna lungo la costa dell’intera regione Puglia, per una fascia di 500 metri all’interno della terraferma. La proposta è ancora totalmente infondata sul piano legale, biologico, tecnico e giuridico per le seguenti motivazioni:
1. Sul piano legale si prende atto che l’associazione VAS accoglie quanto segnalato dallo scrivente Ufficio nella precedente lettera, cioè che l’argomentazione sulla necessità di istituire zone di protezione lungo le rotte di migrazione è errata. La nuova argomentazione dell’associazione VAS riguarda oggi la percentuale di territorio protetto in regione, ma anche di questa non se ne comprende il senso, poiché il Piano Faunistico Venatorio Regionale è in fase di redazione e discussione, quindi le percentuali di territorio protetto devono essere raggiunte. Non è dato di capire, vista la complessità e la ricchezza in biodiversità del territorio pugliese, secondo quale ragionamento l’unica oasi necessaria sarebbe quella lungo la costa marina.
2. Sul piano biologico le affermazioni dell’associazione VAS non sono sostenute da alcun dato scientifico ma si classificano come speculazioni non fondate su dati di fatto. Che la caccia sul mare vanifichi le funzioni delle aree umide protette pugliesi è una fantasia che si scontra con i dati di presenza di avifauna acquatica in dette aree (es. 376.494 uccelli acquatici censiti nel gennaio 2008, oppure ben 11 zone umide pugliesi che si classificano come importanti a livello nazionale o internazionale per la densità di uccelli acquatici-dati ISPRA-, o più di 10.000 fischioni svernanti a Margherita diSavoia o le 4000 volpoche – dati ISPRA). Allo stesso modo la temeraria affermazione secondo cui “è innegabile il disturbo lungo le coste pugliesi” è smentita dal dato di fatto che la gran parte delle aree protette pugliesi sono situate vicino alla costa e ospitano migliaia e migliaia di uccelli acquatici.Inoltre il disturbo causato dalle fucilate è ristretto alle giornate di caccia(no martedì e venerdì, poca presenza in giorni feriali, nessun disturbo dal 31gennaio al 1 ottobre) e limitato a non più di 200 di metri dal punto di sparo.
3. Sul piano giuridico e tecnico l’argomentazione della presenza delle coste pugliesi nel piano antibracconaggio non ha alcun significato rispetto alla richiesta di precludere alla caccia addirittura la costa marina di un’intera regione. Il piano antibracconaggio segnala la necessità di intervenire con appositi controlli (come ad esempio eseguito alcune settimane fa nel Delta del Po), e non precludendo alla caccia intere aree dove i cacciatori onesti hanno la possibilità di cacciare gli uccelli acquatici, la gran parte dei quali hanno tendenze demografiche favorevoli in Italia e in Europa. Del resto non si comprende come il divieto di caccia possa fermare il bracconaggio, che è di per sé un’attività illegale, non mancano in effetti gli esempi, proprio in Puglia,di atti di bracconaggio compiuti all’interno di aree protette.