La Federcaccia del Piemonte ha commentato la decisione di sospendere l’attività venatoria fino al 30 novembre nei comprensori alpini regionali in cui si sono registrati i recenti e devastanti incendi. Fino al 10 novembre, inoltre, i cacciatori di altri comprensori (Torino 2 e Torino 4) e degli Ambiti Territoriali di Caccia Torino 1, 2 e 3 non potranno usare i loro fucili: l’obiettivo dichiarato dalla giunta regionale è quello di tutelare la fauna del posto. I termini possono comunque essere revocati o prorogati e secondo l’associazione venatoria la decisione è stata tardiva ed eccessiva, oltre che pretestuosa, come di consueto una conseguenza della spinta emotiva dell’opinione pubblica.
Un intervento di questo tipo può essere paragonato alla chiusura della stalla quando i buoi sono già usciti. Inoltre, è stato giudicato assurdo il blocco della caccia in zone che distano chilometri e chilometri dai roghi. Tra l’altro, le leggi per tutelare i boschi in fiamme esistono già e provvedimenti così drastici, oltre che privi di supporto scientifico, non hanno senso. Federcaccia Piemonte si chiede come potrà essere spiegato agli agricoltori che per un mese cinghiali e caprioli potranno “circolare” liberamente e devastate i campi e le coltivazioni.
L’associazione sta mettendo a disposizione uomini e risorse per risolvere l’emergenza, ma è vicina anche al mondo agricolo. L’auspicio è quello di piantare un intero bosco da dedicare a chi ha affrontato i roghi (molti di loro erano proprio cacciatori). Le accuse mosse in questi giorni al mondo venatorio sono state giudicate idiote, infine la nota della Federcaccia piemontese si è conclusa con un pensiero rivolto ai politicanti: “S’è trattato dell’ennesima…bella pensata dei soliti incompetenti!“.