La Federcaccia marchigiana risponde così alle accuse mosse dal mondo anticaccia alle ultime iniziative della Regione: “Sul “Carlino” di domenica 2 gennaio è stato pubblicato un articolo in cui le associazioni animaliste marchigiane cercano di far passare per presunte regalie ai cacciatori fatte distogliendo fondi pubblici, due emendamenti al bilancio di previsione regionale. La realtà, ancora una volta, è ben diversa dai lamenti in chiave antivenatoria e soprattutto non ha, contrariamente a quanto si vorrebbe far credere, nessun costo per i cittadini della regione. In un caso si tratta infatti semplicemente di uno spostamento di risorse, 30.000 euro da un capitolo a un altro (Trasferimenti ad ASUR per monitoraggio sanitario degli ungulati selvatici – art.27 bis LR 7/95”) senza che vengano destinate cifre in più a quelle già impegnate e che saranno impiegate “al fine di promuovere, favorire e garantire l’effettuazione della visita ispettiva sulla totalità degli animali abbattuti a tutela della salute pubblica, della sicurezza alimentare e del contenimento del rischio di zoonosi”.
Ovvero per la salute pubblica dei cittadini marchigiani. Il secondo emendamento stabilisce invece l’esenzione della tassa regionale per l’esercizio venatorio per i primi due anni di licenza. Qui la cifra non è indicabile con sicurezza, ma realisticamente si sta parlando comunque di poche migliaia di euro. Anche queste, come le precedenti, non ricadono sulle tasche dei marchigiani, perché – questo gli anticaccia non lo dicono – ogni anno i cittadini cacciatori delle Marche versano alla Regione 1 milione e 800 mila euro che dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, essere utilizzate solo in un apposito capitolo destinato alla gestione faunistico venatoria.
Insomma, sono soldi dei cacciatori e non ci pare nulla di strano che la Regione abbia deciso di destinarne una percentuale irrisoria rispetto al totale nel sostenere i giovani che intendono iniziare a praticare questa attività, così come avviene in molti altri Stati europei. Spiegato che non è arrivata nessuna “Befana” in anticipo, vale forse la pena ricordare che su quello stesso numero del quotidiano era presente un altro articolo, dove si lamentava la crescente presenza degli ungulati, cinghiali in primis, e i connessi rischi non solo per le aziende agricole ma per la stessa incolumità dei cittadini, infatti l’incidente riportato in cronaca è avvenuto in un tratto di strada ricadente all’interno di un’oasi protezione ove vige il divieto di caccia e la percentuale di incidenti è molto più alta rispetto a dove l’attività venatoria è libera.
E’ dimostrato dai dati in possesso dell’ATC PS1, che il protocollo messo a punto dalla Regione sta dando i suoi frutti, infatti paragonando lo stesso periodo, questa stagione venatoria sono stati prelevati il doppio dei cinghiali rispetto quello precedente, per cui si evince che il prelievo venatorio è l’unico metodo funzionante per contenerne il numero. Su altro quotidiano sono stati riportati i dati per il triennio 2017-20 della Regione, si lamentano: 810 mila euro di danni da fauna selvatica, 1,4 milioni di euro per risarcire gli incidenti, 620 mila euro di danni da cinghiale, 1004 in media aziende investite dai danni. A tutto questo, la caccia e i cacciatori, contrappongono non solo la loro attività durante i mesi della stagione di caccia, ma interventi selettivi e di contenimento, oltre che di prevenzione e ripristino, durante tutto l’anno, attraverso l’impegno di volontari formati e preparati. Gratis, a costo zero per la comunità Quindi, in buona sostanza, gli anticaccia, di cosa stanno parlando?” (Fonte: Federcaccia).