Fare Verde della provincia di Frosinone, ennesima semisconosciuta associazione animal-ambientalista della galassia “verde e derivati” con la chiusura della stagione venatoria torna a battere un colpo per far parlare di sé proponendo alla Regione Lazio l’obbligo di subordinare il rilascio del tesserino venatorio all’alcol test e al droga test. La proposta non è nuova e nemmeno originale. A dirla tutta, se non fosse per le consuete sprezzanti considerazioni sulla caccia e i cacciatori che apertamente o fra le righe l’accompagnano nel comunicato da loro diramato e la cui notorietà se non fosse per i social non sarebbe andata oltre l’ambito provinciale (capito cacciatori? La maggior pubblicità e quindi aiuto glielo diamo proprio noi) nemmeno avrebbe meritato una seconda lettura.
Alcol, droga e porti d’arma infatti non vanno d’accordo fra loro da sempre e basta risultare leggermente positivi all’alcol test in un controllo stradale dopo una cena in pizzeria perché parta la segnalazione in automatico che a seconda della gravità del caso potrà portare alla sospensione, al ritiro o alla mancata concessione del titolo di polizia. Idem per la positività a sostanze stupefacenti. Anche a caccia chiusa, 365 giorni l’anno. Anzi, forse i solerti dirigenti di fare Verde non lo sanno, ma perfino la prescrizione di un blando ansiolitico o di un sonnifero viene segnalata dal medico curante se ritiene possa avere influenza sul corretto uso delle armi, con le conseguenze del caso.
La categoria dei cacciatori è già fra – se non forse la più – controllate nel nostro Paese. Se l’organizzazione ha bisogno di dire qualcosa per ricordare della sua esistenza o per cercare di spaventare gli appassionati potrebbe almeno sforzarsi di trovare qualche proposta innovativa che vada oltre la minaccia di una schedatura generalizzata, peraltro con diversi aspetti di incostituzionalità e con un retrogusto “littorio” a loro sicuramente gradito (Federcaccia Lazio).