L’avvocato Paolo Viezzi, numero uno della Federcaccia regionale del Friuli Venezia Giulia, ha approfondito la questione della caccia con l’arco di cui si sta discutendo da qualche giorno in questo territorio. Ecco le sue parole: “La proponente Consigliera Regionale Mara Piccin è stata, per il solo fatto della proposta, subissata di offese, minacce e pressioni. Nel gioco di queste volgarità alcuni suoi colleghi si sono impauriti, ritirando la firma di condivisione dell’emendamento.
Pochi si son posto il problema di capire di cosa si stesse discutendo.
Ebbene:
1) la caccia con l’arco in regione FVG, come peraltro in Italia, è già permessa (art 28 lr 6/08 art 13 l 157/92)
2) la proposta di legge non ha come obiettivo quello d’introdurre una forma di prelievo (già praticato sul 60% del territorio regionale e nazionale) ma armonizzare una disposizione -l’art 28 lr 6/08- che recepisce la legge quadro nazionale 157/92 ed una disposizione datata art 2 LR 14/87, (quando la legge quadro nazionale ancora non c’era) relativa alla caccia selettiva. Nel citato art. 2 sono indicati come mezzi ammessi per la caccia di selezione esclusivamente la carabina con anima rigata.
3) la combinazione tra le due norme (art 28 ed art 2) ha fino ad ora creato l’assurdo per cui l’arco è stato utilizzato in Friuli VG per ogni forma di “caccia tradizionale“ anche con cani da seguita (capriolo, cervo, cinghiale volpe fagiano ecc ecc) ovvero in movimento e non per la caccia di selezione svolta prevalentemente da appostamento fisso.
4) è conclamato come la caccia con l’arco sia letale quanto la carabina poiché il tiro si consuma in massimo 20 metri e ciò consente precisione e certezza del prelievo.
5) queste considerazioni han portato addirittura l’ISPRA ad approvare e consigliare questa modalità di caccia, diffusa in tutto il mondo.
Il problema dell’intera vicenda dunque non è l’arco o la caccia ma l’ignoranza, l’opportunismo politico e la strage dei neuroni. Alla Mara Piccin la solidarietà dell’intera Federcaccia per le offese subite”.