«Macché secessione, qui si è alle invenzioni». Paolo Viezzi, derubrica così le note che stanno circolando da un account mail che comincia con «federcacciammxx» – in cui lo si dipinge alla guida di un’azione tesa a scardinare Federcaccia nazionale e ad andarsene dall’organizzazione con i cacciatori Fvg. Viezzi, con pazienza, mette insieme i tasselli di una storia un po’ diversa, in cui la ventilata secessione potrebbe ritrovarsi nella richiesta, questa sì rivendicata, «della permanenza di maggiori risorse sul territorio, per trasformarle in servizi volti ad avvicinare al mondo venatorio persone che non sono cacciatori, ma che praticano, per esempio, sport che possono avere attinenza con questo mondo, che in regione nel 2000 contava 16 mila cacciatori e oggi 7.800».
Un obiettivo generale declinato in un programma decennale che è stato approvato dai cacciatori Fvg nel luglio del 2019, ma che ancora trova resistenze a livello nazionale. Una dimensione con la quale Viezzi non nasconde di avere differenze di vedute, ma che «rientrano nella dialettica politica associativa». Lo scorso 3 luglio, su richiesta di Viezzi, il Consiglio nazionale ha analizzato il programma di sviluppo del sodalizio Fvg ma non è giunto a conclusione, rimandando il giudizio. «Un atteggiamento che mi disturba molto ammette Viezzi -, poiché abbiamo un percorso e delle attività da svolgere che in questo modo sono rallentate».
La vicenda si sarebbe originata nel giugno di un anno fa, quando Viezzi, rieletto presidente per il terzo mandato scadenza 2023 decide di mettere mano alla Statuto dell’associazione che era stata costituita nel 2001 con il nome di FederFriuli Fvg e federata a Federcaccia nazionale. Cambia il nome in Federazione cacciatori Fvg e modifica lo Statuto «nel segno di un riequilibrio partecipativo», dice, restando federato al nazioanle. Il nuovo documento passa in un’assemblea in cui, su una rappresentanza di 3mila tesserati, si registrano 48 contrari. Con il nuovo Statuto e il terzo mandato, ricostruisce Viezzi, si origina anche una «interlocuzione tesa con Roma» per «la revisione del tesseramento, al fine di gestirlo a livello locale per renderlo più veloce ed efficiente, e perché vogliamo rivedere la quota parte di risorse che resta sul territorio. Fatto 100 il versamento di un socio al nazionale mette in chiaro Viezzi -, Roma restituisce al Friuli Venezia Giulia 24 e da vent’anni non investe un euro qui».
Il presidente accompagna le richieste con il programma decennale che ha tre punti forti: «La creazione di una sede polifunzionale – una a Udine in un centro sportivo già esistente e una a Pordenone dove siano possibili anche attività cinofile, tiro a volo e altre realtà frequentate da non cacciatori che potrebbero però essere interessati a conoscere il mondo venatorio; la creazione a Gorizia di un centro per il conferimento della selvaggina commercializzabile; una zona cinofila, a San Vito al Tagliamento, dedicata all’addestramento di tutti i cani, non solo quelli da caccia». Un’operazione complessa «per far avvicinare nuove persone al mondo venatorio e, soprattutto, per far cambiare l’immagine che si ha di questo mondo», conclude Viezzi, ricordando che gli associati alla Federazione cacciatori Fvg sono 4.800, per circa 480mila euro di quote associative (Il Gazzettino).