È di questi giorni il fantasioso comunicato della LAV con il quale si chiede ai Ministri della Salute, della Transizione Ecologica e delle Politiche Agricole e Forestali l’esclusione degli uccelli migratori, in particolare acquatici, dall’elenco delle specie cacciabili per la prossima stagione venatoria, perché ritenuti i principali vettori del virus dell’influenza aviaria. Evidentemente alla LAV dimenticano come proprio lo stesso Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria, costituito presso l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, abbia ribadito più e più volte nei propri comunicati ufficiali la necessità di:
– Elevare il sistema di early warning negli uccelli selvatici (quindi a maggior ragione quelli cacciabili) e negli avicoli domestici mediante il precoce rilevamento e segnalazione alle autorità sanitarie competenti di qualsiasi evento sospetto di influenza aviaria.
– Rafforzare l’attività di sorveglianza attiva e passiva nell’avifauna, con la collaborazione di tutte le Istituzioni e Associazioni coinvolte (quindi anche venatorie), tramite il rilevamento di uccelli ammalati o trovati morti, con particolare riferimento proprio agli uccelli acquatici oltre che ai rapaci.
Proprio il Ministero della Salute, nella comunicazione Prot. 0023822-DGSAF-MDS-P, del 4 novembre 2020, che sospendeva l’uso dei richiami vivi di Anseriformi e Caradriformi, ha esplicitamente scritto che l’attività venatoria è un utile mezzo di monitoraggio dell’influenza aviaria, e che per questo deve essere mantenuta, anche con accordi di collaborazione fra Istituzioni e Associazioni di cacciatori. Una conferma che il mondo venatorio è ritenuto fondamentale per questo importante compito di sorveglianza sanitaria, nel rispetto delle misure di biosicurezza, al fine di ridurre al minimo i rischi di trasmissione dell’influenza aviaria. Non sfugge quindi che la LAV, anche questa volta, dopo averlo fatto per l’epidemia Covid-19, non si cura di affermare e sostenere inesattezze per portare avanti la propria battaglia ideologica contro la caccia. In questo caso un’Istituzione nazionale come il Ministero della Salute ha smentito le improbabili proposte, Federcaccia si augura che lo stesso comportamento sia tenuto dalle altre Istituzioni.