Pichetto Fratin e Lollobrigida
Il senatore Adriano Paroli eletto a Brescia con Forza Italia ha depositato presso il Senato della repubblica un’interrogazione a risposta scritta indirizzata ai Ministri Pichetto Fratin dell’Ambiente e Lollobrigida dell’Agricoltura. Il tema dell’interrogazione è quello dei controlli effettuati dai carabinieri Forestali dei Soarda negli ultimi anni a Brescia. Nel suo stile Paroli è pacato ma diretto e fa domande precise alle quali i ministri dovranno rispondere scoprendo magari situazioni a loro sconosciute o magari tenute nascoste.
L’interrogazione
Di seguito la parte finale dell’interrogazione: “Il contributo operativo, di esperienza e di professionalità da parte dei reparti dei Carabinieri forestali è di fondamentale importanza per la lotta al bracconaggio, ma è altrettanto fondamentale, per la sua efficacia, che non sfoci nella contestazione di reati inconferenti ed anzi con disapplicazione delle norme speciali vigenti minando il principio della certezza del diritto, e che del pari non degeneri in atti ispettivi e perquirenti esorbitanti, tali da farli percepire come rivolti a limitare la legittima attività venatoria e non alla repressione del bracconaggio, unanimemente condivisa. Infatti consta che nel caso in cui vengano rinvenuti richiami vivi che si sospetta essere “non autorizzati” secondo le disposizioni nazionali o regionali, gli operatori del SOARDA (sezione operativa antibracconaggio e reati in danno agli animali) non applichino la norma speciale prevista (articolo 31, comma 1, lett. h), della legge n. 157) secondo cui si debba applicare la “sanzione amministrativa da lire 300.000 a lire 1.800.000 per chi si avvale di richiami non autorizzati, ovvero in violazione delle disposizioni emanate dalle regioni ai sensi dell’articolo 5, comma 1”, ma procedano alla formulazione di notizia di reato ai sensi dell’art. 30, comma 1, lett. h), che tuttavia non riguarda l’uso di richiami vivi non autorizzati, ma solo l’uso dei richiami vietati (come individuati dall’art. 21 comma 1, lett. r), che vieta di “usare a fini di richiamo uccelli vivi accecati o mutilati ovvero legati per le ali e richiami acustici a funzionamento meccanico, elettromagnetico o elettromeccanico, con o senza amplificazione del suono”).
Abusi di potere e soprusi
Risulta inoltre che gli stessi operatori contestino la contraffazione di pubblici sigilli ex art. 468 del codice penale riferito agli anellini identificativi dei richiami vivi provenienti da allevamento, rilasciati da associazioni private, nel caso di mero sospetto che il “sigillo” per quanto originale e non contraffatto (e pur non essendo un sigillo di un pubblico ufficio o di un ente pubblico) sia stato apposto con alterazione meccanica delle dimensioni; Da tempo le associazioni venatorie denunciano abusi di potere e soprusi da parte di alcune guardie zoofile in ambito venatorio che operano oltre le loro competenze e la loro titolarità, violando i diritti dei cacciatori durante la loro attività venatoria. Sono giunte all’interrogante segnalazioni da parte delle associazioni venatorie per le discutibili modalità con le quali i carabinieri del SOARDA avrebbero effettuato in alcuni casi le operazioni di controllo e vigilanza nei confronti di numerosi cacciatori nell’esercizio dell’attività venatoria nel rispetto delle normative vigenti, costringendo alcuni cacciatori della provincia di Brescia a sporgere denuncia.
Il ruolo degli ambientalisti
Consta altresì all’interrogante che le stesse associazioni denunciano il fatto che spesso gli operatori del SOARDA compiono i controlli in gruppi di 6-8 agenti accompagnati anche da volontari di associazioni ambientaliste, facendo, quindi, un uso spropositato di mezzi e personale per effettuare i controlli. Sono altresì giunte all’interrogante segnalazioni in merito alla partecipazione, pur non avendone diritto, di operatori di associazioni ambientaliste sprovvisti di una qualunque delle qualifiche previste dall’art. 27 della legge n. 157 del 1992, e in taluni casi provenienti da Paesi stranieri, agli atti di ispezione, perquisizione e sequestro di richiami vivi, successivamente portati nei CRAS della zona (centri recupero selvaggina) gestiti da associazioni ambientaliste, che anche a fronte di un provvedimento di dissequestro proveniente dalla Procura, non sono mai stati restituiti, in violazione degli obblighi di custodia previsti dal codice penale. Si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e quali azioni intendano adottare, ciascuno per quanto di competenza, affinché nella lotta al bracconaggio siano garantiti il rispetto della legge da parte dei soli soggetti autorizzati a ciò, nonché i diritti dei soggetti nell’esercizio dell’attività venatoria e al fine di operare una verifica su tutto il territorio nazionale sulle modalità di svolgimento dell’attività volontaria da parte delle suddette associazioni.” Questa, secondo Federcaccia Brescia, è un’interrogazione ben fatta che forse svelerà ai Ministri competenti alcune vicende su cui è importante riflettere ma soprattutto intervenire. Un ringraziamento al senatore Adriano Paroli è sicuramente doveroso (Fonte FEDERCACCIA BRESCIA – CACCIAPENSIERI).