Dopo molti anni, in cui si è dato vita in Lombardia anche ad una banca dati regionale sui richiami vivi, si assiste alla espressione di volontà politica che ci fa piacere, aldilà dei numeri complessivi. Autorizzare la cattura di 12.700 capi di specie cacciabili non stravolge sicuramente degli equilibri ambientali; semmai aiuta a garantire che una caccia contemplata dalla legge, da appostamento con richiami vivi, possa essere praticata senza istigare alcuno alla rincorsa a mercati alternativi, a volte di dubbia legittimità. Ma appena avuta notizia della delibera le principali associazioni ambientaliste italiane hanno parlato di atto gravissimo, adottato in violazione di tutte le norme nazionali e comunitarie e preannunciato subito ricorso al TAR regionale Lombardia.
Ad ognuno il proprio mestiere; certo che se ci si permette di criticare Regione Lombardia di far ritornare i lombardi con questo atto al Medioevo ci si permetta di dire che se le priorità delle associazioni ambientaliste sono quelle di fare la crociata sulle catture, pare a noi che la difesa ambientale potrebbe essere svolta a un livello migliore e più adeguato alle vere emergenze ambientali. Noi comunque ringraziamo Regione Lombardia e confidiamo che la ragione, che è di casa anche nei Tribunali Amministrativi, possa avere prevalenza rispetto alle grida e allo straccio delle vesti, francamente eccessivo rispetto alla reale portata delle questioni.