Il cacciatore e il mondo venatorio in generale sono chiamati a gestire la fauna selvatica, e con essa le relative malattie che possono influenzare le relative popolazioni. Alcune malattie che possono essere presenti nella fauna selvatica possono causare malattie anche gravi nell’uomo, o determinare, se trasmesse agli animali domestici, malattia negli stessi e ingenti danni economici in virtù delle regole sanitarie imposte per gli scambi commerciali, come il caso dell’influenza aviaria o della Peste Suina Africana. Ne deriva che il cacciatore, anche il singolo cacciatore, deve essere formato e reso consapevole del ruolo strategico che nel gestire gli aspetti sanitari legati alla fauna selvatica con la finalità di prevenire l’introduzione e la comparsa di nuove malattie e di monitorare la presenza/assenza e la diffusione di patologie a livello locale.
Azioni di sorveglianza: Il cacciatore, se debitamente formato, è la figura nella società moderna che maggiormente frequenta la natura, consce gli animali e le loro abitudini. È quindi colui che ha la possibilità di valutare il comportamento degli animali ed è quindi la sola figura in grado di poter stabilire la presenza di situazioni ricollegabili alla presenza di malattie. Il ruolo del cacciatore è importante anche durante le fasi successive all’abbattimento: in particolare durante l’eviscerazione può valutare la presenza di alterazioni delle normali caratteristiche anatomiche degli organi interni e prelevare campioni biologici in caso di necessità. Altro contributo fondamentale ed efficace, economico e attuabile da tutti i cacciatori è la cosiddetta “sorveglianza passiva”, vale a dire il recupero delle carcasse degli animali rinvenuti morti sul territorio e il conferimento di questi alle Autorità sanitarie preposte.
Peste suina africana
La malattia: La peste suina africana è una malattia virale dei suini e dei cinghiali per la quale non esistono vaccini né cure. La presenza della malattia in un territorio, sia nel cinghiale sia nel suino, ha conseguenze economiche devastanti nei Paesi in cui è diffusa considerate le restrizioni commerciali imposte dai regolamenti Comunitari e i vincoli imposti dai paesi terzi. Il virus è estremamente resistente rimanendo infettante per 6 mesi nella carcassa di un animale morto.
Trasmissione e diffusione: L’uomo non è sensibile alla malattia. Maiali e cinghiali di solito vengono infettati tramite:
• Ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti (scarti di cucina, frattaglie infette lasciate sul territorio dopo la caccia);
• Contatto con animali infetti;
• Contatto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus (es. abbigliamento, veicoli)
Il fattore umano, ovvero la commercializzazione di carni in modo illegale da Paesi infetti o provenienti dalla filiera rurale sempre di Paesi infetti è il maggior rischio di diffusione della malattia a lungo raggio. La circolazione di animali infetti (naturale per il cinghiale, movimentati illegalmente per il suino), da paesi infetti è il maggio rischio di diffusione a breve raggio.
Situazione europea: risultano positivi per Peste Suina Africa a seguito dell’introduzione dall’est Europa i seguenti paesi: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Ungheria, Bulgaria Repubblica Ceca, Belgio. La malattia in questi Paesi è presente sia nei cinghiali che nei suini domestici ad esclusione del Belgio e della Repubblica Ceca, dove la malattia è presente nei soli cinghiali al momento.
Ruolo dei cacciatori: in termini di prevenzione e di allerta precoce, l’unico metodo di individuazione rapida del virus in un territorio è la sorveglianza passiva, ovvero la segnalazione di comportamenti anomali da parte dei cinghiali o del rinvenimento di animali morti sul territorio.
Regione Lombardia (Prima regione italiana) si è dotata già dal 2012 di un Piano regionale di monitoraggio e controllo sanitario della fauna selvatica (D.d.g. 5 dicembre 2012 – n. 11358) e la quasi totalità dei cinghiali abbattuti durante l’attività venatoria vengono campionati e sottoposti ad analisi, anche per Peste suina. Le risultanze della attività di monitoraggio e controllo sanitario della fauna selvatica sono consultabili al link:
Il ruolo dei cacciatori è ancora fondamentale anche durante la fase epidemica, come mostrato nei paesi europei coinvolti da questa catastrofe: agiscono abbattendo selettivamente i cinghiali in modo da ridurne il numero e contenere l’epidemia, sorvegliano il territorio per identificare e raccogliere eventuali carcasse di animali trovati morti. Di fatto, i cacciatori debitamente formati gestiscono, in collaborazione con gli Enti sanitari, l’epidemia.
Come previsto della Commissione Europea, dovrebbero essere implementate campagne informative verso i diversi portatori di interesse anche in tempo di pace, in particolare verso i cacciatori, allevatori e veterinari informando, educando e motivando tutti gli stakeholder al fine di migliorare la sorveglianza e l’attenzione per evitare la comparsa della malattia. Questo appello è stato accolto da Regione Lombardia, che ha predisposto una specifica brochure.
Il ruolo di sentinella ambientale attribuito formalmente ai cacciatori in tutta Europa viene riconosciuto solo durante l’emergenza, senza minimamente considerare questa parte della società durante i periodi di “pace” o in Stati non ancora infetti. Il cacciatore è un membro della società civile, non è un bracconiere, che, non solo esegue questa concessione nel rispetto delle regole e pagando i relativi permessi, ma diventa un indispensabile supporto operativo (volontario) nel gestire la fauna e le relative malattie. Questo deve essere riconosciuto per poter disporre di questo personale in caso di emergenza.