Il mese di gennaio chiude tradizionalmente una parte importante della stagione venatoria nella nostra provincia. La caccia in forma vagante resta consentita solo lunghe le rive dei fiumi, dei laghi e delle stoppie allagate, continua invece fino a fine anno la caccia da appostamento fisso e da appostamento temporaneo; novità di quest’anno il prolungamento del prelievo fino alla fine di gennaio per la caccia al cinghiale in braccata, anche se in alcuni comprensori alpini una caccia di selezione attuata senza un minimo di regole ha un po’ scompaginato le consistenze del cinghiale rendendo meno appetibile questo prolungamento. Ma il mese di gennaio è anche un mese fondamentale, insieme alla seconda metà di dicembre, per la gestione di una specie importante come la lepre in quanto è il periodo in cui si effettuano normalmente le catture nelle ZRC e ZRA.
Purtroppo la presenza dell’epidemia del virus maledetto ha imposto molte limitazioni alla stagione venatoria 2020/2021 e limitando questi aspetti gestionali c’era il rischio che mettesse un’ipoteca negativa anche sulla prossima stagione. Bene ha fatto l’Atc di Brescia, in piena sintonia con tutti gli amanti della caccia alla lepre della provincia di Brescia, a non riaprire il prelievo ad inizio dicembre, quando, calendario alla mano, si sarebbe potuta effettuare ancora qualche giornata di caccia anche con i segugi. La maturità dei segugisti unita ad una cultura di buona gestione dei vertici dell’Atc ha invece fatto in modo che i capi rimasti sul territorio, unitamente a quelli immessi provenienti dall’estero grazie agli acquisti effettuati dall’Atc e alla professionalità dell’importatore, dovrebbero costituire una buona popolazione di partenza su cui pianificare i prossimi prelievi.
Sicuramente la parte maggiore la faranno le lepri rimaste sul territorio a causa del mese di chiusura forzata a novembre: animali abituati all’ambiente, alle vie di comunicazione, alla presenza purtroppo esagerata di nocivi, dovrebbero dar vita ad una natalità di soggetti interessanti. Le catture sono ovviamente sospese a causa dell’impossibilità di spostarsi e per il rischio di contagio essendo le parate momenti di reale assembramento; però anche in questo caso dovrebbero rafforzarsi le popolazioni di lepri nelle ZRC e nelle ZRA che se rispettate da tutti e gestite nel modo migliore, potranno costituire sia il salto di qualità delle zone stesse ed essere magari esse stesse fonte di irradiazione di animali nei territori circostanti.
A causa invece dell’epidemia di influenza aviaria, giusto per non farci mancare nulla, sono sospesi i ripopolamenti di fagiani e di starne che, ad onor del vero, vengono effettuati nel mese di febbraio. E’ ovvio però che di fronte a questa incertezza sarà difficile trovare allevatori che abbiano selezionato capi adeguati per queste azioni fondamentali della gestione venatoria. C’è da sperare poi che in primavera riprenda l’azione sul territorio delle sezioni comunali che da sempre organizzano prove cinofile per i cacciatori; queste prove oltre che essere molto amate ed avere un grande seguito sono sicuramente un momento di crescita culturale per gli appassionati. La cinofilia a Brescia, sia quella agonistica che quella di pura passione, è sempre stata un fiore all’occhiello e se da un lato i nostri atleti e soprattutto i loro ausiliari si distinguono in tutte le prove, comprese quelle internazionali, è risaputo anche che la qualità dei cani dei cacciatori bresciani è altissima.
In questo momento difficile deve diventare di patrimonio comune l’importanza delle Zone di Ripopolamento e cattura e delle Zone Rosse, le ZRA. Comprenderne a fondo l’importanza vuol dire garantire un futuro di qualità per i cacciatori di stanziale della nostra provincia. Sempre più studi scientifici dimostrano l’importanza di queste zone per l’irradiazione di selvatici veri e di qualità. L’attività venatoria deve evolversi in tal senso, puntando alla qualità e non alla quantità perché un selvatico vero garantisce una giornata di caccia entusiasmante e mette in difficoltà il binomio cane cacciatore in quella che è la vera espressione della caccia, la sfida tra uomo e natura.
Chi non ha la nostra passione difficilmente potrà capire il nostro mondo che però potrà sostenersi e continuare solamente nel pieno rispetto di leggi e regole di sana e corretta gestione. Le difficoltà momentanee di gestione del territorio dovrebbero preoccupare di più le associazioni venatorie e l’appello è quello di stringersi nella collaborazione ad Atc e Comprensori Alpini da troppi cacciatori visti ancora come enti lontani: gli atc e i comprensori siamo noi cacciatori e dall’impegno, piccolo o grande che sia, dipende il futuro per una caccia vera, di qualità.