Rabbia malcelata
Verrebbe da dire che ci risiamo. Le solite sigle animaliste ed anticaccia hanno mal digerito il risultato della sentenza del TAR di Milano rispetto ai loro ricorsi avverso il calendario venatorio 2024, sentenza che sostanzialmente ha rigettato le loro istanze ed ha confermato la legittimità del residuo calendario nei tempi e nei modi, consentendoci un esercizio venatorio rispettoso delle norme approvate in luglio. E la logica conseguenza, per loro, gli anticaccia, è stata quella di ricorrere contro questa sentenza addirittura al Consiglio di Stato, cosa che hanno fatto presentando quindi ricorso il 7 di novembre. Dobbiamo dire che la lettura complessiva del ricorso dà l’idea di malcelata rabbia contro i Giudici del TAR di Milano, Si parte ancora contestando il fatto che possa esistere la caccia dopo la modifica dell’articolo 9 della Costituzione che tratta del benessere animale, e quindi si pone in dubbio la legittimità di tutte le leggi che regolano la caccia stessa, sia nazionali che regionali.
La differenza tra caccia e controllo
Vi è poi tutta una parte di contestazione del fatto che la caccia possa essere attività tradizionale, ritenendola pressoché appannaggio dei signori fino a pochi decenni orsono; così come la differenza tra caccia e controllo delle specie, come a dire che l’una non ci deve essere mentre il controllo può esistere. Dopo aver messo in discussione di fatto ogni considerazione emessa dal TAR Lombardia e ribadito che la verità appartiene solo ad ISPRA, dimenticandosi che proprio ISPRA nella remissione del parere ha nelle premesse ribadito che si “tratta di un parere tecnico al quale le Regioni possono discostarsi motivando”, le richieste degli animalisti sono che si chiuda tutto subito, respingendo il calendario venatorio. O in subordine che il Consiglio di Stato provveda a chiudere le cacce di gennaio non solo per le date discordanti tra parere ISPRA e calendario Regionale, ma anche per non procurare disturbo provocato dagli spari a qualsiasi specie animale. Vedremo che accadrà, anche perché non solo in Lombardia i ricorsi animalisti sono stati rigettati dai TAR; ci piacerebbe anche capire se la critica ingenerosa a ogni valutazione dei giudici milanesi troverà sponda nei giudici romani del Consiglio di Stato. Noi ovviamente speriamo di no.
Emendamenti da valutare
Come ormai consuetudine da qualche anno, sono stati depositati degli emendamenti alla seconda legge ordinamentale regionale 2024, volti a modificare delle norme della legge 26/93 sulla caccia. Sono più di una decina ma dalla loro lettura appaiono delle proposte particolarmente condivise da parecchi firmatari, e suggerite anche dal mondo venatorio, ed altre più di livello personale magari sollecitate da singole realtà periferiche venatorie. Tra i più condivisi, e certamente importante, vi è quello che consentirebbe l’ammissione agli ambiti o ai Comprensori alpini di parenti in linea retta oltre la prima licenza, dato che quelli sono già oggi ammessi. A sanare una situazione assurda attuale che non consente di portare con sé un figlio a caccia negli stessi posti e nelle stesse forme di caccia esercitate dal padre, perché titolare di licenza di qualche anno fa. Vi sono poi degli emendamenti che intendono far pagare dei contributi aggiuntivi per i servizi resi a chi preleva un numero importante di ungulati, dalle celle di sosta ai costi dei recuperatori, oggi volontari con solo costi sostenuti a livello personale e occupati ormai tutto l’anno. Un altro emendamento chiede di poter consentire il prelievo della volpe nelle ZRA, oggi preclusa.
Le piene dei fiumi
Estremamente importante, e abbiamo visto il disagio dei primi giorni dell’anno scorso, l’emendamento che consentirebbe l’addestramento cani ai soci anche a caccia aperta in tutti i giorni consentiti alla caccia, senza l’obbligo di dover portare con sé un’arma. Un altro emendamento importante riguarda le piene dei fiumi che, una volta rientrati nell’alveo, i terreni con le restanti acque ristagnanti, possano essere consentiti alla caccia. Riteniamo invece pericoloso, seppure comprensibile nella richiesta, quello che consentirebbe delle sanzioni aggiuntive ad ogni ATC o CA per delle fattispecie al limite del bracconaggio, oggi senza sanzioni amministrative regionali. Non che non si possa pensare a qualcosa che possa incidere tangibilmente su questi comportamenti, ma riteniamo che debbano essere eventualmente ragionati e sollecitati a livello regionale, uguali per tutti gli ATC e CA e non lasciati alla libera e diversa iniziativa. Tutti questi emendamenti sono ora oggetto di analisi dalla Commissione Agricoltura, presieduta da Floriani Massardi, che non mancherà di usare il buon senso nella valutazione e nel proseguo del percorso approvativo del Consiglio. (Fonte FEDERCACCIA LOMBARDIA – CACCIAPENSIERI)