Nelle disposizioni attuative della caccia di selezione al cinghiale nell’Atc di Brescia ci sono scelte che non condividiamo e che altre che necessitano di alcuni chiarimenti. Come scritto nello scorso Cacciapensieri abbiamo approfondito il testo del nuovo regolamento per caccia di selezione al cinghiale e ci sono alcune scelte fatte per le quali ci sembra corretto che venga dato un chiarimento dall’ATC. La premessa più volte riportata nel documento è che si tratterà all’inizio di un periodo sperimentale e quindi immaginiamo che sarà semplice apportare modifiche anche sulla scorta delle esperienze maturate. La prima domanda che rivolgiamo all’Atc è: perché si è scelto di attuare la caccia di selezione dal 1 agosto al 31 gennaio?
A parte per il primo mese e mezzo l’esercizio del prelievo selettivo coinciderebbe con il periodo naturale dell’attività venatoria. Sarebbe forse più utile considerare un prelievo a partire dal 1 febbraio, visto che la legge lo consente. I selecontrollori non sarebbero disturbati dai cacciatori vaganti, a maggior ragione se con il cane, e l’azione di sparo avverrebbe sicuramente con maggiore sicurezza. Si partirebbe poi subito in ambienti senza foglie e con ogni probabilità si conoscerebbe meglio la localizzazione dei cinghiali, segnalati per esempio dai cacciatori vaganti durante la stagione. Non condividiamo invece la scelta di consentire ai cacciatori di effettuare il prelievo “su tutto il territorio a caccia programmata dell’Atc Unico di Brescia senza alcun vincolo specifico a settore/zona/area/macro-area/particella di caccia, perseguendo le indicazioni di ISPRA al fine di dare più efficacia alla caccia di selezione estendendola all’intero territorio di caccia programmata”.
In virgolettato è ovviamente il testo del regolamento: a nostro modesto avviso per perseguire le indicazioni di Ispra era sufficiente individuare distretti di differenti dimensioni su tutto il territorio dell’Atc e suddividerle poi in sub unità, le cosiddette parcelle, da affidare ai selecontrollori. In questo modo si avrebbe la copertura di tutti i 132 comuni dell’Atc, non ci sarebbero concentrazioni pericolose di cacciatori, che sebbene razionalizzati dai “punti di sparo” saranno però presenti sempre dove ci sono raggruppati più animali, tralasciando tutti quei cinghiali, che in minor numero occupano anche altre aree. Inoltre, con questa suddivisone in parcelle, si potrebbero fare censimenti reali che darebbero per la prima volta una fotografia veritiera della consistenza del cinghiale nel territorio dell’Atc Unico, ad oggi un dato sconosciuto.
E Ispra non disdegna certo questo modo di gestire il cinghiale poiché quello che abbiamo descritto è lo schema di come la Regione Emilia Romagna gestisce il prelievo degli ungulati sul proprio territorio, con risultati sotto gli occhi di tutti, anche di coloro che suggeriscono certe scelte al tecnico faunistico dell’Atc. Infine, come Centro di Controllo per effettuare le misurazioni biometriche viene individuato il Centro Lavorazione Selvaggina convenzionato con l’ATC, la IAB di via Orzinuovi, un’industria alimentare. Ci si chiede se questa struttura sia stata debitamente informata rispetto a quanto riportato nel regolamento, visto che alcune indicazioni, come conferire i capi anche dopo 24h dopo lo sparo, sembrano in contrasto con alcuni punti cardine di sicurezza alimentare.
Ancora, viene attribuito il compito ai rilevatori biometrici di verificare la corretta eviscerazione e raccolta di campioni biologici dai capi prelevati, oneri non previsti per queste figure specialistiche né previsti nella loro formazione né nei regolamenti regionali. Infine, ma non meno importante, circa un anno fa l’Atc aveva costituito una Commissione con il compito di redigere questo regolamento, o per lo meno con il compito di stendere i principali indirizzi di metodo. Tra i vari suggerimenti emersi c’era stato quello, sacrosanto, di attenzionare in modo certosino al tema della sicurezza; addirittura in Franciacorta, dove si registra in alcuni comuni confinanti con la provincia di Bergamo un inusuale concentrazione di cinghiali, era stato previsto l’uso esclusivo di punti di sparo posizionati sulle altane.
In questo modo, sparando dall’alto verso il basso, si era cercato di contenere ogni rischio possibile. Ebbene di questa prescrizione non c’è più traccia nel Regolamento. Anche in questo caso chiediamo delucidazione all’Atc Unico con spirito costruttivo: riteniamo infatti che un’area così densamente popolata ed industrializzata, con una agricoltura diffusa e un abbondante flusso di turisti, meriti forse un capitolo speciale nel regolamento. (Fonte FEDERCACCIA BRESCIA – CACCIAPENSIERI)