Un messaggio al nuovo Governo
“Esprimo a nome mio e di tutta la Federazione che rappresento un sincero augurio di buon lavoro al nuovo Presidente del Consiglio, on. Giorgia Meloni, a tutti i nuovi ministri, alla squadra di Governo e al Parlamento, nell’interesse del Paese e, lo dico senza infingimenti, della caccia” è il commento del Presidente nazionale di Federcaccia Massimo Buconi in occasione dell’insediamento del nuovo esecutivo. “In particolare – ha proseguito il Presidente – rivolgo uno speciale ‘In bocca al lupo’ ai neo Ministri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin e dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida”. “Auspico da parte del nuovo Governo e in particolare dei nuovi Ministri non un occhio di riguardo, ma posizioni laiche e oggettive, lontane da certe ‘guide’ ideologiche che hanno purtroppo sempre condizionato i temi di gestione faunistica e ambientale in Italia, per un confronto serio, costruttivo e utile alla società sui temi propri della nostra Associazione e del ruolo della caccia e dei cacciatori”.
Attenzione nei confronti della caccia
Conoscere le idee e i propositi dei nuovi ministri e soprattutto il livello di attenzione che vorranno dedicare alla caccia sarà per noi di vitale importanza. Non nutriamo dubbi sull’obbiettività del neo Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida essendo lui stesso un cacciatore, anche se con estrema onestà ha ammesso di essere più un pagatore di licenza che un assiduo praticante, ma che viene comunque da una famiglia di cacciatori. Non conosciamo invece le idee del neo ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, piemontese in quota Forza Italia, che però in tanti anni di militanza politica non ha mai, per quanto ci risulta, osteggiato la nostra categoria e l’attività venatoria. E’ però evidente che per il mondo venatorio non è sufficiente avere Ministri non ostili ma servono precisi indirizzi politici, da perseguire con caparbietà e costantemente monitorati, a tutti quei funzionari che oggi lavorano ad Ispra e nei ministeri competenti, soprattutto a quello dell’Ambiente, da anni trasformatosi in una roccaforte di militanti delle associazioni ambientaliste. Di certo non vedremo più come capo di Gabinetto del ministero dell’Ambiente il presidente della Lipu, come fece il grillino Costa, ma allo stesso non si migliorerà la situazione disinteressandosi della materia caccia.
Ottica europea di sostenibilità
La nostra paura è che i funzionari continuino, più o meno nell’ombra, la loro tenace e continua opera di distruzione dell’attività venatoria italiana tramite Linee Guida di Gestione inapplicabili, interpretazioni restrittive dei regolamenti Comunitari, pubblicazione di dati palesemente ed arbitrariamente manipolati. La materia caccia va portata in un’ottica europea di sostenibilità senza continuare a gettare benzina sul fuoco e lo si può fare senza costi economici per la collettività e raccogliendo inoltre consensi a livello politico. Ormai la maggioranza degli italiani ha capito che alcune politiche ambientaliste da salotto sono fallimentari e lo dimostra la proliferazione di specie selvatiche fuori controllo. Cinghiali, nutrie, ibis, lupi e volpi scorrazzano senza controllo causando incidenti stradali, allarme tra la popolazione, ultimo caso i cinghiali in un asilo in provincia di Pescara, danni all’agricoltura, agli argini dei fiumi e dei canali di irrigazione, alle coltivazioni agricole, alle proprietà private in genere.
I pareri dell’ISPRA
E questo è un punto. Ma ve ne è un secondo altrettanto grave, l’azione ideologicamente di parte, in spregio alle leggi della Repubblica Italiana, volta a ridimensionare in continuazione l’attività venatoria italiana. Basterebbe solo l’esempio di quello che è avvenuto quest’anno in Lombardia a causa di un parere Ispra imbarazzante che consigliava alle regioni di rimandare l’inizio della caccia al tordo al primo ottobre da appostamento fisso perché il cacciatore correva il rischio di confondere il tordo con altre specie senza indicare quali e per non arrecare disturbo ad altre specie, anche in questo caso senza specificare nulla e soprattutto senza uno straccio di una motivazione scientifica, il tutto in presenza di una legge nazionale che in modo chiaro pone alla terza domenica di settembre l’apertura della caccia al tordo. E’ questo atteggiamento visceralmente anticaccia che ci preoccupa e al quale non va dato un freno ma un cambiamento di rotta radicale. Da parte nostra abbiamo molto da offrire, come del resto già stiamo facendo: controllo delle specie invasive che non vuol dire sterminio ma regolamentazione, monitoraggio e censimento del patrimonio faunistico nazionale, lavoro che dovrebbero invece fare altri. Non dimentichiamo poi i monitoraggi sanitari, la presenza sul territorio che spesso segnala problematiche di ogni sorta, la filiera delle carni selvatiche ed altro ancora. Non serve sedersi a un tavolo e perdere tempo nelle solite chiacchiere inutili ma serve solo la volontà politica per un deciso cambio di rotta (fonte: FIDC Brescia).