Cani da caccia: In merito si è scritto tanto e discusso ancora di più. La ferma del cane è un arte che difficilmente è possibile razionalizzare visto che varia in base a una marea di fattori che oggi cercheremo di prendere in considerazione.
E’ capitato anche a te di sentir discutere due cacciatori, anche piuttosto animatamente sulla distanza giusta che il cane deve tenere dal selvatico per evitare l’involo? L’importanza dello sfrullo del selvatico lo conosciamo tutti: in alcuni casi è dovuto a cause del tutto fortuite, ma nella maggioranza dei casi è da attribuire alle doti del cane, al suo istinto e soprattutto all’allenamento cui il cacciatore lo ha sottoposto. Le discussioni sulle distanze sono perfettamente inutili. Il motivo è semplice: non è possibile definire a priori la distanza che un cane dovrebbe tenere dal selvatico. Le variabili sono infinite e oggi cerchiamo di prendere in considerazione le più importanti.
Il tipo di selvatico. In base al selvatico al quale si da la caccia le distanze mutano anche di molti metri. Nel caso della quaglia la fermata può avvenire a pochi passi come a dieci; in genere si tratta comunque di un selvatico che permette un buon avvicinamento. Alla starna sola è possibile avvicinarsi di pochi metri, ma in alcuni casi si allarma anche con un cane distante più di venti, mentre quando si trova in branco numeroso l’avvicinamento diventa particolarmente complicato.
Il fagiano di monte rispetto al fagiano o alla beccaccia richiede una distanza maggiore, sempre che no si desideri incappare in un involo e chiudere l’azione con un nulla di fatto. Il beccaccino richiede distanze piuttosto ampie se paragonato agli altri selvatici. Cambiando genere, la lepre la si può fermare a tre, quattro metri come a dieci se le condizioni sono buone. Tutto questo è vero in via del tutto generale visto che durante una giornata di caccia tipo le variabili che possono influenzare ogni azione sono numerose.
Eccone alcune altre: • la vegetazione e l’ambiente nel quale si svolge la caccia; • il vento; • selvatico isolato o in brigata; • la scaltrezza della preda; • le doti fisiche e naturali del cane.
Per concludere è molto importante prendere in considerazione le condizioni psichiche e fisiche della preda. Un selvatico ferito, o sfuggito di recente ad un’azione di caccia è naturalmente molto più attento e allertato: il cane da caccia avrà dunque parecchia difficoltà nell’avvicinamento. A questo punto entra in gioco la scaltrezza e l’esperienza del cane. Questo si dovrà dimostrare prudente, fermandosi a maggiore distanza rispetto al consueto. Si tratta di attenzioni che il cane acquisisce con la pratica e l’esperienza. Ecco perché non ci si deve stancare mai di puntare tutto sull’allenamento. La ferma d’altronde è una dote da allenare, e non interamente dovuta all’istinto e all’intelligenza dell’animale.
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