Flavio Tosi, numero uno della sezione regionale del Veneto della Federazione Italiana della Caccia, ha deciso di inviare una lettera a Luca Zaia, governatore del Veneto, Giuseppe Pan, assessore regionale alla Caccia, Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio Regionale del Veneto, e ai capigruppo consiliari. La missiva serve a richiedere una reintroduzione importante a partire dal calendario venatorio della stagione 2016-2017, quella della pernice rossa, la quale dovrebbe tornare tra le specie cacciabili. Perché Federcaccia Veneto è così interessata all’Alectoris Rufa?
L’associazione ritiene opportuno il reintegro della specie anche nelle successive stagioni di caccia, anche se nella lettera si sottolinea la parola “reintroduzione”, vale a dire la traslocazione finalizzata a ristabilire una popolazione di determinate entità animali nel suo areale di documentata presenza naturale in tempi storici. Si fa riferimento alla reintroduzione della pernice rosse perché questa specie era indigena e ben inserita nelle zone idonee (Monti Lessini, Colli Berici e Prealpi di Treviso, come ricordato dalla Federazione), nello specifico territori veneti di collina: di conseguenza, il volatile dovrebbe essere considerato cacciabile almeno dalla stagione venatoria 1991-1992.
La lettera spiega anche che nel 2002-2003 il calendario venatorio regionale ha imposto dei limiti al prelievo per quel che riguarda le sole aziende turistiche-venatorie. La pernice rossa è stata descritta da Federcaccia Veneto come una specie stanziale, dall’indole sospettosa e accorta, con una vita gregaria che viene meno soltanto nel periodo della cova. Il volo è rapido ed elegante, quasi sempre a poca distanza dal suolo. Il nutrimento dell’animale in questione, inoltre, è rappresentato soprattutto da sostanze vegetali come i semi, le erbe, le radici e le foglie, mentre in primavera comincia a cibarsi anche di insetti, ragni e altri piccoli invertebrati. Dunque si tratta di un selvatico che sa difendersi bene ed è in grado di riprodursi perfettamente in natura.
Tosi ha voluto spiegare ai destinatari della lettera che al giorno d’oggi questa pernice si può trovare e viene cacciata in Piemonte, Liguria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana. L’unica regione del Nord Italia in cui è stata eliminata dalle specie cacciabili è proprio il Veneto. Contrario all’inserimento è l’ISPRA, secondo cui una operazione del genere rappresenterebbe una introduzione in natura di una specie alloctona, pertanto una pratica vietata dalla legge e una operazione non condivisibile dal punto di vista biologico e tecnico. Federcaccia Veneto ha però concluso la missiva specificando come la reintroduzione non sarebbe in alcun modo una ibridazione naturale con la coturnice, il cui areale nella regione è sopra gli 800-1000 metri di altitudine.