Da ciò consegue una generale mancanza di gestione ed un’assenza di dati oggettivi, che assume particolare valore affrontando il problema della gestione degli ungulati in genere e, in particolare, del cinghiale: mancano stime sulla presenza del suide, dati geo-referenziati dei danni ecc. Tutte carenze che non consentono, a nostro avviso, un corretto approccio alle varie problematiche, prestando il fianco a interpretazioni di parte e luoghi comuni. Si richiede per tutti i parchi di rivedere i criteri per la tracciatura dei confini, che non può essere un’applicazione pedissequa dei confini delle particelle catastali.
Dovranno invece essere sanciti confini lineari, fisici, orografici naturali, facilmente individuabili, onde evitare di ingenerare confusione inducendo il cittadino all’errore. In merito al piano di gestione dello “Stina”, considerando che nei documenti amministrativi non si parla di “parco” ma di sistema territoriale di interesse naturalistico, risulta assolutamente inaccettabile che nei successivi documenti tecnici si identifichi l’area come “parco”. Pertanto la contraddizione va chiarita ed eliminata, compresa l’istituzione delle aree contigue.