Non si può che essere delusi da quanto uscito dalle stanze di Palazzo Donini per la prossima stagione. È inaccettabile per i cacciatori umbri il conformarsi dell’Assessorato alla richiesta del M.A.T.T.M. di escludere pavoncella e moriglione dall’elenco delle specie cacciabili per la stagione venatoria 2020-21. Una richiesta illegittima, quella del Ministero, frutto di un approccio ideologicamente contrario all’attività venatoria, alla quale tutte le Regioni, e fortunatamente in diverse lo hanno fatto, dovrebbero opporsi. La Regione Umbria aveva in mano, in sede di pubblicazione del proprio calendario venatorio, tutti gli strumenti necessari per rispettare il comma 1 dell’art.18 della L.157/92 così come stabilito dal comma 4 della stessa norma statale.
Né tantomeno l’Assessore Morroni potrà prendersela con ISPRA, (Organo tecnico consultivo dello Stato e delle Regioni), che nel corrente anno aveva espresso ad altre Regioni pareri positivi in merito alla cacciabilità delle due specie, con dei limiti di carniere giornalieri e stagionali. È bene ricordare all’Assessorato l’Ordinanza del Consiglio di Stato, Sez.III del 18.10.2019 che ha ritenuto cacciabili moriglione o pavoncella fino al 19 gennaio, o più semplicemente il fatto che l’accordo AEWA, al quale la nota ministeriale del 28.5.2020 fa riferimento, non ha ancora efficacia vincolante né nell’ordinamento comunitario né tantomeno in quello italiano. Non è accettabile la motivazione della recente sentenza del TAR Toscana, perché anch’essa non ha colto la cogenza della direttiva rispetto all’accordo AEWA, né la differenza sotto descritta fra le due specie nella classificazione AEWA.
Federcaccia e Regione Toscana stanno infatti proponendo appello al Consiglio di Stato. Se ciò non bastasse proprio il moriglione ha aumentato i propri effettivi in Italia, nel corso degli ultimi anni in tre siti chiave per la specie: uno di questi siti è risultato essere proprio il lago Trasimeno che nelle ultime tre stagioni ha ospitato da 24.000 a 30.000 esemplari circa, cioè la maggior parte della popolazione svernante in Italia. Per quanto riguarda la pavoncella la situazione è surreale: il Ministero non conosce nemmeno la differenza fra le diverse categorie dell’accordo AEWA e incredibilmente la Regione Umbria si adegua a tale interpretazione sbagliata. Possiamo solo ricordare all’Assessore che è proprio AEWA, al quale il Ministero dell’Ambiente fa riferimento, ad avere inserito questa specie nella colonna A categoria 4, cioè cacciabile con un appropriato piano di gestione che coinvolga il prelievo.
Un piano che esiste di fatto a livello regionale con i limiti proposti da ISPRA di 5 capi al giorno e 25 stagionali. È bene infine ricordare che è attualmente in vigore il Piano d’Azione Internazionale Multispecie che ha identificato nel controllo dei predatori e delle pratiche agricole la chiave di volta per riportare queste specie (e non solo) in uno stato di conservazione favorevole. Federcaccia Umbria chiede alla Regione, all’Assessore Morroni, e a tutti i consiglieri di approvare una nuova delibera che consenta la caccia alle due specie, evitando di rassegnarsi alle indicazioni errate e autoritarie del Ministero dell’Ambiente, il cui approccio anticaccia dovrebbe ormai essere ben noto a tutti i pubblici amministratori che vogliono perseguire una concreta e oggettiva tutela di fauna, ambiente e territorio scevra da posizioni ideologiche che tendono a escludere o limitare fortemente attività tradizionali perfettamente sostenibili e praticabili nel rispetto di tutte le norme statali e internazionali.