Federcaccia Toscana esprime la propria opinione sulla questione dell’eccessiva presenza di cinghiali all’Elba e le ragioni del fallimento delle misure di contenimento intraprese.
Dal 2005 spesi oltre 253.308 euro per catturare e far rivendere a terzi i cinghiali, cresciuti dopo l’interruzione dell’intervento di controllo dei cacciatori effettuati con il metodo della braccata. Le proposte dell’ATC. Dal palco della mostra/convegno Terra Futura, Legambiente Elbana affida ad un fiume di bugie un maldestro tentativo di occultare il fallimento prodotto al Parco Nazionale dell’Arcipelago e segnatamente all’Elba, da un approccio tutto ideologico nell’affrontare l’emergenza cinghiali e ungulati in genere.
“Scelte disastrose in materia ambientale e venatoria stanno distruggendo la biodiversità…” le dichiarazioni affidate da Legambiente alla stampa (Il Tirreno 27/05/12) e che rischiano di suonare come una provocazione di fronte alla messe di dati ed alla concretezza di proposte prodotte dall’ATC, per una sana gestione della fauna e delle emergenze in atto.
Per chi ne vuole sapere di più, alleghiamo il testo integrale della proposta dell’ATC LI10 “La questione degli ungulati – Documento a cura della Direzione dell’Ambito Territoriale di Caccia“: una consistente messe di numeri a supporto di una proposta sensata e sin qui rigettata per una pregiudiziale opposizione all’impiego gratuito dei cacciatori e della loro esperienza nell’area del parco.
I numeri dicono che nel 2010 si è speso la bella cifra di 49.294 euro per catturare 1.113 cinghiali, che poi il privato incaricato dell’operazione si è legittimamente rivenduti. I numeri dicono che dal 2005 il Parco, che poi lamenta carenza di fondi, ha speso per catturare e far rivendere a terzi i cinghiali € 253.308,8. I numeri dicono che vi è stato un forte incremento di prelievi all’interno dell’Area Protetta a partire dal 2005 ad oggi: dopo una serie di anni con densità di prelievi che hanno toccato valori massimi attorno a 6 capi/Kmq, dal 2007 si è assistito ad un crescente valore di tale indice che, nel 2010, ha superato i 10 capi/Kmq. Il forte e costante incremento di densità si è verificato a partire dall’interruzione degli interventi di controllo effettuati con il metodo della braccata che vedeva impegnate le squadre iscritte al Distretto.
Un danno per la collettività a cui si aggiunge la beffa di dichiarazioni improvvide quanto totalmente destituite di fondamento che blaterano di gestione venatoria degli ungulati “voluta dalla Provincia di Livorno e gestita in maniera disastrosa…“.
Vergogna! Propongono solo metodi inefficaci (ad esempio la girata con cane al guinzaglio, decisamente poco adatta nella macchia mediterranea!!) opponendosi alla caccia in battuta, perché disturberebbe l’altra fauna; quando ormai non c’è altro, nel parco, che cinghiali e mufloni: i nuclei residui di pernici rosse presenti all’Elba stazionano quasi esclusivamente nel territorio dell’ATC grazie ai miglioramenti ambientali attuati dai cacciatori!
In un incontro presso la Prefettura di Livorno, erano state raggiunte conclusioni che in qualche modo indicavano al Parco la necessità di aprire all’intervento dei cacciatori, coinvolgendo Ispra per un parere favorevole ad interventi più efficaci. Sono passati mesi, non settimane, ma ancora si attende di entrare nel merito!
Federcaccia Toscana