Federcaccia Toscana commentò subito positivamente, nel settembre scorso, l’annuncio di un prossimo esame, in sede di Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale, del testo del DPR con le Linee Guida per l’esercizio delle deroghe.
Auspicavamo non ci fossero ulteriori rinvii e che le Linee Guida garantissero “alla responsabilità di gestione che compete alle Regioni la effettiva possibilità di disporre l’esercizio delle deroghe nella piena e corretta applicazione delle direttive comunitarie”.
Da allora l’annuncio è rimasto un annuncio, mentre intanto è giunta al Governo dalla Commissione Europea la lettera di “costituzione in mora” dell’Italia per infrazione alla Direttiva, con l’avvertimento che ove non giungessero risposte adeguate entro due mesi potrebbe essere adita la Corte di giustizia, con possibili conseguenze di pesanti sanzioni pecuniarie.
Le contestazioni all’Italia sono diverse, non tutte riguardano le deroghe, anche sulle deroghe vi sono differenze sostanziali negli addebiti alle varie Regioni coinvolte, in taluni casi si tratta essenzialmente di rilievi formali più agevolmente sanabili (fra questi ultimi la Toscana, nella cui Legge regionale non troviamo, francamente, i “vizi di conformità” che la Commissione segnala: un’attenta illustrazione della normativa approvata nel 2010 risulterà probabilmente sufficiente a risolvere la questione).
Questa considerazione tuttavia, anche qualora il nostro “ottimismo” sulla Toscana fosse confermato dai fatti, non ci consola e non ci basta: serve, ed è urgente, una svolta decisa nel governo della materia deroghe, per risolvere i problemi del passato ma soprattutto per garantire che fin dal prossimo anno anche in Italia, come accade nel resto d’Europa, l’utilizzo delle deroghe venga reso realmente e certamente possibile, sia nei casi previsti dalla lettera a) comma 1 dell’art. 9 (per brevità: danni all’agricoltura) sia nei casi previsti dalla lettera c) (per brevità: forme tradizionali di caccia).
Noi non abbiamo mai pensato allo strumento delle deroghe come ad una sorta di “trucco” per cacciare specie meritevoli di protezione: la nostra prima battaglia, in questo campo, è per riconquistare nel calendario venatorio (cioè nell’elenco delle specie normalmente cacciabili) tutti quei migratori che i dati scientifici testimoniano prelevabili e che solo il settarismo animalista ed i preconcetti anticaccia continuano a vietare, in Italia molto di più che nel resto dell’Unione Europea.
Emblematico in tal senso il caso dello storno, cacciabile in tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo e complessivamente in nove Stati europei ma non nella nostra Nazione. Va però riaffermato con chiarezza un concetto. Il prelievo in deroga non è una “invenzione” dei cacciatori e neppure delle Regioni. E’ una previsione puntuale delle normative europee, che ne dettano condizioni e modalità di esercizio in presenza delle quali esso è non soltanto pienamente lecito ma in taluni casi addirittura opportuno ed utile ad interessi generali delle comunità.
Parliamo per un verso della tutela delle produzioni agricole, del patrimonio artistico e culturale, della salute degli abitanti e delle città, per altro verso della difesa e valorizzazione di tradizioni venatorie che stanno nella nostra storia e che la stessa Corte di Giustizia ha riconosciuto meritevoli di attenta e concreta considerazione: la tutela delle cacce tradizionali è infatti, per la Corte, motivo compiutamente valido per l’autorizzazione del prelievo in deroga.
Il problema è che lo Stato italiano non ha fino ad oggi, come in altri settori, saputo o voluto stabilire disposizioni e procedure inattaccabili dal punto di vista formale né garantito che le istanze tecnico/scientifiche nazionali ( quelle per legge tenute alla ricerca, alla rilevazione ed elaborazione dei dati, alla fornitura alle Regioni dei risultati del predetto lavoro) facessero adeguatamente e nel rigoroso rispetto delle competenze assegnate il loro mestiere. Non è accettabile, in proposito, che Ispra neghi pareri motivando il diniego con la mancanza di dati che è suo compito raccogliere.
La situazione attuale è la conseguenza di questo insieme di inadempienze ed inefficienze, un quadro di incertezze che ha favorito demagogie e speculari arroccamenti, a tutto svantaggio di quanti rivendicano soltanto, ed a buon diritto i cacciatori per primi, la corretta e compiuta applicazione in Italia delle normative comunitarie.
Il Governo, con le Regioni interessate, fornisca dunque nei tempi prescritti alla Commissione europea i chiarimenti e le risposte che vengono richiesti, ma proceda contestualmente, subito, all’avvio concreto dell’iter per l’emanazione del DPR con le Linee Guida, mettendo a disposizione degli interlocutori istituzionali e sociali quanto finora predisposto per raccoglierne tutti i contributi e giungere ad un testo conclusivo che consenta alle Regioni di utilizzare con certezza già dal prossimo anno lo strumento del prelievo in deroga, sia per i danni alle colture che per la tutela delle tradizioni venatorie.
Fonte: Federcaccia